Domani, mercoledì 12 giugno alle 17.30 nella Sala degli Intronati di Palazzo patrizi (via di Città, 75) Lucia Felici (università di Firenze) e
Vincenzo Lavenia (università di Bologna) presentano il volume curato da
Giovanni Minnucci, De papatu Romano Antichristo di Alberico Gentili
(Milano, Monduzzi Editoriale, 2018). Presiede Roberto Barzanti.
Il De papatu Romano Antichristo di Alberico Gentili (San Ginesio 1552 – Londra 1608) è conservato nella Bodleian Library di Oxford (D’Orville 607, ff. 1r-95v) e rappresenta il più noto degli inediti del giurista di San Ginesio al quale, soprattutto a partire dal secolo scorso, gli studiosi hanno dedicato particolare attenzione. Le nuove indagini sul manoscritto condotte per anni da Giovanni Minnucci hanno dimostrato che, pur essendo stato originariamente redatto fra il 1580 e il 1585, quel testo era stato rivisto, corretto e integrato dallo stesso Gentili. Correzioni, aggiunte, appunti scritti dall’Autore almeno fino al 1591: una novità deducibile dalla lettura di alcuni appunti autografi vergati in uno dei primi fogli del manoscritto bodleiano – fogli originariamente destinati a restare bianchi – ove si fa rinvio, più volte, al Tractatus criminalis di Tiberio Deciani la cui editio princeps risale al 1590.
Per tentare di comprendere pienamente l’entità e la natura sostanziale di queste modifiche e annotazioni, e le ragioni per le quali il Gentili non giunse mai alla determinazione di completare e successivamente pubblicare il lavoro, occorreva tornare a studiare criticamente la fonte manoscritta nella sua interezza, ma soprattutto predisporne l’edizione critica: un evento sempre auspicato ma mai realizzato prima del lavoro di Giovanni Minnucci.
Giunto ad uno stadio avanzato di elaborazione, il De papatu Romano Antichristo attesta i forti dissensi che caratterizzarono la vicenda politica e religiosa europea in uno dei momenti più bui della sua storia millenaria, ed è contestualmente testimone della vastissima cultura e della poliedrica attività scientifica del grande giurista e pensatore italiano, esule in Inghilterra sin dal 1580 per la sua adesione alla Riforma, e regius professor di civil law a Oxford dal 1587.Per una migliore comprensione dell’opera, e per una sua più compiuta, ancorché preliminare, illustrazione, Giovanni Minnucci ha ritenuto necessario soffermarsi sulle presumibili ragioni sottese alla decisione assunta da Gentili di voler affrontare il tema oggetto del suo lavoro e sulle fonti complessivamente utilizzate – avendo riguardo anche a quelle prive di esplicito rinvio – cercando di approfondire, allo stesso tempo, la natura delle additiones vergate nei margini e nelle interlinee, e le probabili motivazioni della sua mancata pubblicazione.