Arriva l’estate e la voglia di aperitivo all’aria aperta impazza, ma se pensate che sia un’invenzione dei nostri tempi, vi sbagliate di grosso. La parola Aperitivo, deriva dal latino aprire, ovvero aprire lo stomaco o stimolare l’appetito. Ed esisteva già ai tempi degli antichi.
Oggi l’offerta delle bevande è vasta, anche per chi non ama l’alcol. Un giorno sorseggiando uno di questi noti prodotti analcolici, sono stata attratta dall’idea di conoscerne la storia ed ho scoperto che dietro queste bibite c’è grande studio e ricerca. Il primo aperitivo analcolico si deve a Giuseppe Mentasti allora direttore della Società Anonima delle Terme di San Pellegrino, che nel 1961 punta su qualcosa di nuovo per l’aperitivo da affiancare alle classiche bibite presenti sul mercato, e contribuisce alla nascita di un nuovo prodotto.
Nacque così il Bitter San Pellegrino (successivamente denominato Sanbitter), una bibita analcolica frizzante dal colore rosso vivo, in formato monodose, a base di zucchero, estratti agrumari, spezie ed erbe dal sapore amarognolo. Siamo nel periodo del boom industriale dopo la guerra, si respira un’aria di fermento ed inventiva. Da lì a poco un altro industriale, Piero Ginocchi, proprietario della Società anonima Terme di Crodo, produttore di acqua imbottigliata, e attratto dall’idea di creare un aperitivo analcolico, entra in competizione.
Dopo qualche tentativo fallito per creare una bibita rossa, lo studio viene affidato al “mago delle essenze” Maurizio Gozzelino, che elabora la ricetta dell’analcolico biondo tutt’oggi mantenuta segreta. Si tratta di una miscela di vaniglia, scorza di arancia, assenzio, zenzero, semi di garofano, coriandolo e altri ingredienti segreti, lasciati a macerare sei mesi in botti di rovere, denominata infine Crodino. Perché sono a entrambi a tendenza amarognola?
Probabilmente è una peculiarità acquisita dalla tradizione, sembra proprio che siano le bevande amare a stimolare l’appetito e ciò fu scoperto dal medico Ippocrate nel IV secolo a.C., per curare pazienti affetti da inappetenza. Oggi entrambe le aziende sono passate in mano a gruppi stranieri, e pur con studi di mercati ed indagini sui consumatori per lanci di nuovi prodotti, continuano a tramandare la ricetta originale del primo analcolico.
Stefania Tacconi