Si chiama “L’aria sta finendo” il nuovo singolo dell’artista senese Gianna Nannini che da un mese è tra le classifiche e radio italiane. Ma ciò che ha fatto discutere è stato il video con il quale la cantante racconta la sua canzone. Un video di denuncia contro la nuova società, fatto di violenza e rivoluzioni digitali che spesso inibiscono gli animi. In questi giorni, molte persone hanno commentato il video, qualcuno inneggiando allo scandalo, per aver raffigurato dei poliziotti in divisa, con la faccia da maiale, mentre percuotono una persona. Molti hanno dichiarato che il nuovo singolo dell’artista senese inciti alla violenza, altri che abbia mancato di rispetto a tutto il personale delle forze dell’ordine. Insomma, i commenti verso il nuovo brano non sono certamente mancati, tanto da far intervenire Gianna in prima persona per calmare gli animi di tanti che hanno inneggiato allo scandalo.
“Il video da me creato per ‘L’aria sta finendo’ non istiga la violenza ma semmai la condanna – commenta l’artista su Facebook -. Come condanna lo spreco delle risorse naturali e l’inquinamento o la mercificazione del corpo femminile o l’ingerenza dei mass media nell’opinione pubblica o semplicemente la guerra. Andrebbe visto per intero e non giudicato da un fotogramma. Non c’era nessuna intenzione di offendere le forze dell’ordine, ma solo di raffigurare l’abuso di potere in un elenco di orrori contemporanei della nostra società. Atti brutali e feroci verso persone inermi che semplicemente tutti dovrebbero criticare”.
Un video forte e di denuncia verso questa società che, secondo la rappresentazione dell’artista, è fatta di smartphone e violenza, facendo soprattutto riferimento agli scontri avvenuti negli Usa nell’ultimo anno, l’ultimo, quello relativo all’assalto Capitol Hill. Oppure gli atti di violenza della polizia statunitense nei confronti delle persone di colore, che hanno suscitato tanto clamore fino a creare un movimento mondiale, il cosiddetto ‘black lives matter’. In ogni caso Gianna Nannini ha voluto fare chiarezza attraverso un post sui social, dicendo che non era assolutamente sua intenzione mancare di rispetto ai poliziotti in divisa e che la raffigurazione di loro, con indosso la faccia da maiale, non è altro che una stereotipizzazione già vista e rivista.
“L’allegoria del poliziotto con la faccia da maiale non è certamente inedita e riprende alcuni classici della cultura del novecento – conclude l’artista senese -, da “La fattoria degli animali” di George Orwell al commissario Winchester dei Simpson, passando per i testi beat degli anni 60, non credevo che creasse ancora scalpore… Oltretutto perché è simbolo non tanto delle forze dell’ordine ma del potere politico repressivo in sé”.
Niccolò Bacarelli