“È positiva la risposta dell’assessore Remaschi alle nostre sollecitazioni e prese di posizione”. Questo il commento a caldo di Coldiretti Toscana di fronte alla decisione dell’Assessore all’agricoltura Marco Remaschi di convocare per lunedì prossimo un incontro per analizzare la crisi del comparto latte ovino e mettere a punto le possibili strategie di rilancio. Coldiretti Siena segue molto attentamente la vicenda e sarà presente all’incontro di lunedì prossimo.
“Il settore ovi-caprino della Toscana sta attraversando un periodo di profonda crisi – ha detto il Presidente regionale di Coldiretti Fabrizio Filippi – infatti, ai continui attacchi dei predatori, all’aumento dei costi produzione si è aggiunta l’ultima tegola delle disdette dei contratti di fornitura di latte che alcuni caseifici stanno comunicando ai pastori con l’intenzione di cessare il ritiro del latte con la prossima campagna”.
Il comparto ovi-caprino toscano nel corso degli anni ha ridotto il suo peso economico che comunque resta importante contando oltre 1500 aziende per un valore in termini di latte di circa 55milioni di euro ed interessa 5000 posti di lavoro. Il valore della filiera ovi-caprina nel complesso è stimato in 110milioni di euro. Molti dei 550mila quintali di latte vengono utilizzati per ottenere il rinomati pecorini Dop come il Pecorino Toscano e il Pecorino delle Balze Volterrane. Il 30% del latte ovino regionale è utilizzato per la produzione di Pecorino Toscano Dop. In Toscana, quarta regione per numero di pecore, dopo la Sardegna, la Sicilia e il Lazio, i capi arrivano ad oltre 425 mila.
“Più volte Coldiretti si è fatta carico delle legittime istanze del mondo degli allevatori ovini portando sui tavoli istituzionali un pacchetto di proposte – dice Antonio De Concilio, direttore Coldiretti Toscana – per dare vita ad un piano di rilancio del settore. Abbiamo trovato anche la piena disponibilità della presidenza della Regione sulla necessità di definire un programma finalizzato alla valorizzazione della filiera ovi- caprina che, anche per i problemi legati alla predazione, è interessata da una preoccupante crisi, con numerose aziende costrette a cessare le attività, soprattutto nelle aree marginali. Bisogna riuscire a valorizzare ancora di più le denominazioni di origine e rafforzare la capacità di penetrazione sui mercati, non solo nazionali ma anche europei ed extra europei, delle produzioni sia di formaggi che di carne provenienti dai nostri allevamenti, rendendo credibili traiettorie di futuro per produttori che svolgono una funzione fondamentale sul piano economico e sociale, presidiando altresì territori il cui abbandono e degrado determinerebbero gravi rischi per l’assetto idro-geologico. Per questo non siamo disponibili ad accettare – conclude De Concilio – miopi strategie commerciali che mettono a rischio un mondo, fatto di tradizioni rurali e passioni, che sta dietro ogni forma di pecorino, un prodotto legato in maniera forte alla terra di origine: la Toscana. Ciò ci obbliga, in sintonia con le istituzioni, a contrastare qualsiasi tentativo di strumentalizzazione e di speculazione sulle spalle degli allevatori”.