La Toscana è nota per essere una terra di grandi vini rossi, ma in realtà è anche la terra di uno dei più longevi bianchi d’Italia, la Vernaccia di San Gimignano.
Alla fine del Duecento, la Vernaccia appare in Europa sulle mense dei re, dei papi, dei ricchi mercanti. Deve probabilmente il suo nome al luogo d’imbarco della produzione ligure, Vernazza. Nel Trecento la Vernaccia ottiene un successo straordinario non solo sulle tavole delle classi dominanti. La storia della letteratura riporta un crescendo di estimatori: da Cecco Angiolieri a Dante, da Boccaccio a Franco Sacchetti, dai francesi Eustache Deschamps e Jean Froissart agli inglesi John Gower e Geoffrey Chaucer. La sua fama continua a crescere e a diffondersi fino alle soglie del 1700, quando in Europa l’arrivo di nuove bevande esotiche (tè, caffè, cioccolata, liquori, prima sconosciuti o usati per lo più come medicina…) ne oscurano la fama, e la Vernaccia viene via via dimenticata. Si deve attendere gli anni ’30 del 1900, per vedere una fase di recupero. La guerra però interviene a bloccare ogni progetto, fino agli anni ’60, anni che segnano la rinascita del vino. Nel 1966 infatti è il primo vino italiano ad ottenere la Denominazione di Origine Controllata.
La Vernaccia di San Gimignano può essere prodotta con un minimo di 85% di Vernaccia ed un massimo di 15% di altri vitigni a bacca bianca, esclusi quelli aromatici o un massimo di 10% se si tratta di Riesling o Sauvignon. L’area di produzione è ristrettissima, si parla infatti di poco più di 700 ettari totali. La Vernaccia è un vino bianco dal colore giallo paglierino con riflessi dorati. Ha profumi delicati dalle note fruttate e floreali in età giovanile. Con l’affinamento e l’invecchiamento sviluppa il caratteristico sentore minerale di pietra focaia. Proprio per la sua capacità di invecchiare e di evolversi, è uno dei pochi bianchi, per cui viene prodotta con le uve migliori la versione Riserva (con un minimo di 11 mesi di affinamento).
Si abbina idealmente con primi piatti con salse bianche, insalate di riso e insalate di pasta, ma anche con la ribollita e le sue varianti. Straordinaria con piatti a base di pesce o carni bianche, con fritture, uova e verdure. Ovviamente anche con i formaggi, meglio con quelli freschi o a media stagionatura proprio per la sua componente sapida. La temperatura di servizio deve essere di 8° – 10°C per la tipologia annata e 12° – 14°C per la Riserva.
Stefania Tacconi
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