Siena

Le meraviglie del Pavimento del Duomo: Le Sibille

Le Sibille pur essendo figure appartenenti al mondo classico sono state inserite nel complesso del pavimento del Duomo in quanto testimoni dell’universalità del messaggio cristiano nel tempo. Le splendide profetesse, disegnate da vari artisti senesi del Rinascimento, sono dieci (cinque per ogni navata) e derivano il loro nome dai luoghi di pertinenza geografica del mondo allora conosciuto: la Sibilla Persica, l’Ellespontica, l’Eritrea, la Frigia, la Samia, la Delfica per quanto riguarda il mondo orientale e greco; la Libica per l’Africa; e poi quelle occidentali (con riferimento all’Italia): la Cumea o Cimmeria, la Cumana (virgiliana) e la Tiburtina.
La Sibilla Cumana, raffigurata nel terzo riquadro della navata destra, fu disegnata da Giovanni di Stefano. Si tratta di una delle Sibille più celebri ed è rappresentata come una donna anziana dallo sguardo severo con il capo avvolto in un velo cadente sulle spalle. In alto a destra è presente un’iscrizione sorretta da putti alati che si ispira alla quarta egloga di Virgilio: ULTIMA CUMAEI VENIT IAM / CARMINIS AETAS MAGNUS / AB INTEGRO SAECLORUM / NASCITUR ORDO IAM RE/DIT ET VIRGO, REDEUNT / SATURNIA REGNA IAM / NOVA PROGENIES CAELO / DEMITTITUR ALTO («È giunta ormai l’ultima età, cantata dalla sibilla cumana, nasce un nuovo ordine di secoli, ritorna la vergine, ritornano i regni di Saturno, una nuova stirpe scende dall’alto del cielo»). La profetessa annuncia l’avvento di un fanciullo nato da una vergine destinato a portare la pace nel mondo. La profezia, secondo una lunga tradizione codificata poi da Dante nella sua Commedia, viene interpretata come l’annuncio della nascita di Cristo. Un altro tratto dell’iconografia della sibilla rimanda a Virgilio, infatti il ramo sorretto nella mano destra ricorda il ramo d’oro presente nella narrazione del sesto libro dell’Eneide. Con la mano sinistra la sibilla stringe a sé tre libri, mentre altri sei bruciano impilati sul terreno. Si tratta dei Libri sibillini, la raccolta di oracoli distrutta nella leggenda di Tarquinio.
Clelia Venturi
marco crimi

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