Opere d’arte prestate alle figurine, questo il frutto del lavoro che Tommaso Andreini ha portato avanti insieme al Leccio con le sue spennacchiere. Sono state presentate ieri sera, nella galleria Lombardi in via di Beccheria, le opere originali dell’artista senese, di cui in tanti hanno potuto ammirare le figurine. 17 dipinti, uno per ogni contrada, a cui si aggiungono due opere “bonus” che ritraggono la copertina dell’album e una spennacchiera del Comune di Siena.
A presentare le opere non poteva che essere Giovanni Mazzini, curatore dell’album Figuriamoci Siena di quest’anno ma che ha collaborato anche nelle passate edizioni. “Tommaso Andreini è un’artista – esordisce il curatore dell’album – non solo di mestiere. Questa galleria di spennacchiere è una mostra d’arte, lavori di grafica di un maestro a tutto tondo: per realizzare queste opere si è calato nei panni di un illustratore medievale”. “Quella di scegliere le spennacchiere – aggiunge ancora Mazzini – è stata un’intuizione molto felice, per non dire geniale, di Carlo Covati ed è un punto d’incontro formidabile tra il mondo di Siena e delle contrade e quello del cavallo”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Riccardo Cerpi, editore dell’album con Il Leccio, che ha parlato così: “Abbiamo commissionato queste opere a Tommaso per impreziosire il nostro album. Abbiamo scelto di puntare su un pittore affermato, conosciuto e stimato da molti senesi e volevamo che il suo estro potesse lasciare un segno anche su Figuriamoci Siena. Per noi è un orgoglio aver ospitato e dato visibilità alla sua arte”. “Questo per noi è stato il quarto album di Figuriamoci – conclude Cerpi – ma rimane ancora quell’album nato per caso nel 2019 e che anche in tempi di covid ha avuto i suoi spazi e il suo successo”.
“Mi ha fatto davvero piacere essere coinvolto in questo progetto – dice il pittore, intervistato – che per me è un’avventura. Devo ringraziare Il Leccio e tutti quelli che hanno collaborato a questo lavoro”. “Per me – aggiunge – si è trattata anche di una sfida: mi è stato chiesto di reinterpretare le spennacchiere a modo mio. La mia interpretazione è stata molto semplice. Le contrade sono tutte uguali e tutte consorelle, da qui la decisione di fare le opere della stessa dimensione uguali per tutte con l’immagine centrale al foglio”. “Quindi, – conclude Andreini – ho scelto di costruirci intorno il bestiario della contrada, visto, sia a modo mio, sia rispettando iconografia e araldica contradaiola”.
Emanuele Giorgi
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