Lo “Scandalo” più bello: gli attori Valle, Saurino, Pacella e De’ Rossi tra i detenuti, il teatro scioglie le distanze

Sabato 22 novembre, ore 10 spaccate: il teatrino della Casa Circondariale di Santo Spirito si apre e dentro entrano quattro ospiti che, diciamolo pure, non hanno certo bisogno di presentazioni: Anna Valle, Gianmarco Saurino, Matilde Pacella e Orsetta de’ Rossi. Sono a Siena per conquistare, per tre sere filate, il Teatro dei Rinnovati con Scandalo—tre date, tre pienoni da manuale—ma la mattina l’hanno dedicata a un pubblico che il teatro raramente riesce a raggiungere. E non si sono limitati a raccontare uno spettacolo: hanno portato quel misto di ansia buona e adrenalina che tutti gli attori conoscono, quel cuore che accelera e quelle mani che sanno, allo stesso tempo, di legno e di velluto.

Hanno parlato di Scandalo “a grandi linee”, giusto per non rovinare la sorpresa. Poi, vabbe’, qualche spoiler gli è scappato—succede anche ai migliori. Ma quello che ha colpito davvero è stato il resto: l’ammissione disarmante che l’emozione non va mai via, nemmeno dopo anni di carriera. Nel carcere questa frase ha un’eco diversa, più larga, più vera. Perché davanti a un pubblico, anche quando pensi di conoscerlo, è sempre la prima volta. E così, dopo aver parlato, si sono seduti tra gli altri: spettatori tra spettatori, con una naturalezza che ti rimette in pace col mondo.

Ed è proprio lì che tutto ha preso una piega diversa.

Salvatore ha fatto vibrare il napoletano come una corda ben tirata; Alessandro ha risposto col toscano, asciutto e pungente, capace di essere carezza e stilettata insieme, raccontando la sua infanzia e una madre “ballerina” che sembrava uscita da un film d’autore; i musicisti della struttura hanno aggiunto ritmo e fiato, come se ogni sillaba cercasse la sua fuga personale oltre il muro. Nessun palco, nessuna platea: solo un cerchio di voci, il teatro più antico che esista. (E chi frequenta questi incontri lo sa: la poesia di Salvatore e le parole dette di pancia sono già una piccola istituzione di casa.)

Gli attori ascoltavano con la concentrazione di chi, di mestiere, vive sull’ascolto. Ogni tanto uno sorrideva: quel sorriso che ti viene quando, inspiegabilmente, ti riconosci in qualcuno che non hai mai visto prima.

Sarà che Scandalo parla di passioni che traboccano; sarà che qui dentro le passioni, quando arrivano, raddoppiano il peso; fatto sta che l’ora è volata. C’è stato pure il tempo per qualche domanda curiosa, un saluto del capitano e un paio di autografi—perché diciamolo: passano gli anni, ma un autografo resta sempre un piccolo trofeo.

Questo è stato il primo appuntamento—e incrociamo le dita che sia il primo di una lunga serie—del progetto Artisti dietro le barre, che proprio quest’anno festeggia dieci anni e torna tra i progetti di punta del CPIA1 Siena, ora guidato dalla prof.ssa Nadia Riguccini. E, come accade ogni volta, chi era venuto pensando di “portare qualcosa” è uscito con più di quello che aveva.

Fuori, ai Rinnovati, li aspettano tre sere di applausi. Qui dentro resterà il ricordo di una mattina in cui la scena, semplicemente, ha cambiato luogo e ha trovato un pubblico diverso: attento, vivo, affamato di storie. Gli attori hanno fatto ciò che sanno fare meglio: hanno messo il cuore dove c’erano già le parole. I detenuti hanno fatto ciò che spesso riescono a fare benissimo: hanno restituito le parole col cuore in mano.

Quando poi il tempo del carcere ha bussato—preciso come un metronomo—è rimasta un’ultima stretta di mano, un grazie detto a voce nuda, e una promessa: “A rivederci presto”. Che, qui dentro, suona come una dichiarazione d’amore al teatro, alla vita, e al coraggio (mica poco) di continuare.

Claudio Marini