Lojudice, il richiamo ai giornalisti: “No ad una comunicazione ambigua. Etica e responsabilità sono la bussola”

“Non potete più permettervi certe leggerezze, nemmeno con le migliori intenzioni. Non si può scivolare, anche inconsapevolmente, in una comunicazione che possa apparire ambigua, perché oggi più che mai la vostra professione richiede attenzione, studio e preparazione. Ma non basta quello che avete studiato: conta quello che fate ogni giorno, perché è il vostro operato che vi qualifica”.

È un richiamo alla responsabilità quello del cardinale Augusto Paolo Lojudice, scandito stamani in occasione del confronto al palazzo arcivescovile in occasione de “La Pasqua del giornalista”, organizzata dall’Unione cattolica della stampa italiana. Ai giornalisti presenti l’arcivescovo ha ricordato che nella professione “non bastano le competenze” ma è necessario “uno sguardo etico, una responsabilità”.

“E se parliamo di giornalismo cattolico – ha proseguito -, è finito il tempo delle bandierine. Lo abbiamo detto anche nell’assemblea sinodale: non possiamo continuare a difendere posizioni solo per principio. La Chiesa ha una pluralità di pensiero, e lo sappiamo bene. Ma dobbiamo anche sapere che una comunicazione maliziosa, superficiale o peggio ancora calunniosa, può causare danni enormi”.

Secondo Lojudice “è anche questo uno dei motivi per cui oggi si parla di “scontro” dentro la Chiesa. Due anime, si dice. Papa Francesco viene spesso descritto come “progressista”, ma è semplicemente un pontefice che si mette in ascolto dello Spirito Santo. Come tutti noi dovremmo fare. E risponde, come può, a ciò che lo Spirito suggerisce. Lo stesso Spirito che guida ogni battezzato, dal Papa al bambino che riceve oggi il battesimo in parrocchia. Non c’è uno Spirito per i grandi e uno per i piccoli. È lo stesso, misterioso ma presente. E se questo è vero, allora una cattiva comunicazione non è solo un errore professionale: è un ostacolo allo Spirito, un peccato contro la comunione”. Non manca un passaggio sulla calunnia, giudicata come, “tra i peccati più subdoli. Porta con sé un piacere amaro, nascosto, che corrompe”.

All’incontro con il cardinale ha partecipato anche Orazio La Rocca, vaticanista di La Repubblica. Il tavolo è stato preceduto da una visita all’evento dell’Ucsi al Duomo e al Battistero, con la guida Cecilia Mostardini.

Papa Francesco, ha detto ancora Lojudice, “ha fatto scelte coraggiose, anche scomode, e ha ricevuto molti attacchi. Ma non è il primo. Ricordiamoci cosa veniva detto di Giovanni Paolo II: che aveva una donna in Polonia, che era coinvolto in chissà cosa. Si disse di tutto. Solo che allora non c’erano i social, non c’era la comunicazione virale. Oggi invece tutto viene amplificato. E quindi assistiamo perfino a vescovi che fanno video contro il Papa, video fatti con tono da comizio. È possibile anche questo – ha concluso-. Tutti, o molti, sembrano “contro Bergoglio”. E chi ha qualche anno in più sa bene che questa oscillazione non è nuova. Io stesso, pur senza volerlo, mi sono ritrovato coinvolto in attacchi feroci, a causa della mia vicinanza al Santo Padre”.

Katiuscia Vaselli
Marco Crimi