Sono passati ormai quasi 60 anni da quando Paolo VI, nello storico incontro del 1964 con gli artisti con la Santa Messa nella Cappella Sistina, rilanciò la secolare alleanza tra Chiesa ed arte, ponendo le fondamenta per una rinnovata dottrina estetica della Chiesa. Sempre Paolo VI l’8 dicembre del 1965 a chiusura del Concilio Vaticano II inviò un messaggio a tutti gli artisti .
Anche l’Arcidiocesi di Siena-Colle di Val D’Elsa-Montalcino nell’ambito del Cammino sinodale e indirizzato al mondo degli artisti, si interrogherà – il prossimo 18 maggio 2023 alle 18 presso l’aula magna del centro pastorale di Montarioso (Monteriggioni) – sul mondo dell’arte e il suo rapporto con la chiesa.
Ritornando ancora indietro nella storia più recente, l’altro significativo incontro con l’arte è stato quello che Benedetto XVI, aiutato dal cardinale Ravasi, ha organizzato nella cappella Sistina nel 2009. L’incontro ha incluso anche molti grandi artisti con una cultura completamente diversa da quella cattolica.
“La Chiesa – spiega il card. Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena- Colle di Val D’Elsa-Montalcino – deve essere capace di inculturazione nel tempo presente, cogliendo i linguaggi specifici della contemporaneità anche nell’arte. Dobbiamo riuscire a contaminare di bellezza il mondo perché le persone, a loro volta, possano farsi pellegrine del fascino e dello splendore dell’arte”.
“L’incontro del 18 maggio – aggiunge il cardinale Lojudice – vuole sottolineare l’importanza della stretta connessione tra arte fede. Le radici cristiane dell’Europa – come diceva Benedetto XVI in un intervento del 2010 – sono costituite infatti, oltre che dalla vita religiosa e dalla testimonianza di tante generazioni di credenti, anche dall’inestimabile patrimonio culturale e artistico, vanto e risorsa preziosa dei popoli e dei Paesi in cui la fede cristiana, nelle sue diverse espressioni, ha dialogato con le culture e le arti, le ha animate e ispirate, favorendo e promuovendo come non mai la creatività e il genio umano. Anche oggi tali radici sono vive e feconde, in Oriente e in Occidente, e possono, anzi devono ispirare un nuovo umanesimo, una nuova stagione di autentico progresso umano, per rispondere efficacemente alle numerose e talvolta cruciali sfide che le nostre comunità cristiane e le nostre società si trovano ad affrontare, prima fra tutte quella della secolarizzazione, che non solo spinge a prescindere da Dio e dal suo progetto, ma finisce per negare la stessa dignità umana, in vista di una società regolata solo da interessi egoistici”