Lojudice, la lettera a Montepulciano: “Chiesa sorella di Siena, uniremo le forze sulla via del Vangelo”

“Due diocesi, due Chiese sorelle, con un territorio comune, una storia comune, una storia che ritorna, di avvicinamento e incontro”. Il punto centrale del messaggio del cardinale Lojudice alla comunità della diocesi di Montepulciano – Chiusi – Pienza è qui.

Nella lettera che l’arcivescovo ha letto, dopo l’annuncio della sua nomina, si parla della possibilità di un’ apertura verso “altre esperienze di vicinanza, di prossimità, di collaborazione non per unificare o peggio ancora appiattire ma per integrare, per ottimizzare, per condividere forze, energie ed esperienze che potranno aiutare tutti a camminare insieme sulle vie del Vangelo”.

Lojudice chiede di poter incontrare e conoscere le comunità, le parrocchie per “poterle conoscere come sono, nella loro realtà e concretezza, con le loro gioie e i loro dolori”. E non solo nei momenti solenni “ma anche nella vita quotidiana, ordinaria. Vorrei vedere non ‘la parrocchia che non c’è’, ma quella vera, concreta, fatta anche di “banchi vuoti” e tante preoccupazioni”.

Un pensiero è rivolto a quelle famiglie “che portano il peso, la croce di una malattia, di una sofferenza, di una disabilità, di una crisi economica; ad ogni persona, di qualunque credo o fede religiosa”, a quelli “che sono costretti a fuggire dai loro paesi d’origine cercando una vita migliore; ai lontani, a chi non frequenta la chiesa, a chi si considera non credente: è da un dialogo costante e sincero con tutti, proprio in questo “cammino sinodale” che stiamo vivendo, che possono venir fuori le soluzioni giuste per un futuro più sereno, in particolare per le giovani generazioni”.

Poi ci sono i giovani, appunto, “Cristo è giovane, la Chiesa ha un volto giovane, voi siete il presente del mondo e l’adesso di Dio. Contro tutti i modi di leggere la loro vita, la loro condizione, la troppo diffusa abitudine a non ascoltarli o a darli per scontati, Papa Francesco ci tiene a dire: “Il cuore di ogni giovane deve essere sempre considerato “terra sacra”, portatore di semi di vita divina davanti al quale dobbiamo “toglierci i sandali” per poterci avvicinare e approfondire il Mistero””, così si conclude la lettera dell’Arcivescovo.