Non solo la farina, quindi il pane e la pasta, ma anche l’olio d’oliva: oggi l’extravergine di qualità risente della crisi climatica e i prezzi hanno subito un’impennata del 50%.
“Purtroppo con la diminuzione della produzione a livello europeo e internazionale, si è costretti a rincarare i prezzi”. È il commento del direttore dell’Associazione nazionale Città dell’olio, Antonio Balenzano sul tema del rincaro.
“Oltre al clima – spiega Balenzano -, anche i costi energetici e l’inflazione, hanno influito pesantemente sulla costruzione del prezzo finale. Ad ora per un olio extravergine, non di altissima qualità, si può spendere massimo sei euro e venti centesimi, mentre un prodotto di alta qualità costa molto di più. Quindi, per adesso, quello che possiamo fare è cercare di educare le persone al giusto utilizzo dell’olio, su come conservarlo e su come farlo durare più a lungo”.
E l’opportunità per parlare di educazione all’uso, del turismo dell’olio e per far capire ai cittadini il lavoro che si nasconde dietro alla produzione, sarà tutti i weekend dal 22 aprile al 18 giugno alla “Merenda nell’oliveta”, un’iniziativa organizzata proprio dalla associazione Città dell’olio.
“Sarà un modo – conclude il direttore Balenzano – per costruire una nuova consapevolezza nei consumatori del prodotto che vanno a comprare, perché è vero che il prezzo e fortemente aumentato, ma è anche importante sapere quanto l’olio sia salutare e quanto sia fondamentale per la nostra alimentazione”.
Pietro Federici