L’Università di Siena collabora ad un progetto di rilevanza nazionale dedicato alla ricerca di farmaci antivirali ad ampio spettro attivi anche su Coronavirus.
Il gruppo coordinato dal professor Maurizio Zazzi del dipartimento di Biotecnologie mediche, con i ricercatori Francesco Saladini e Ilaria Vicenti, lavora insieme ai team di altre 5 università italiane a “Originale chemiae in Antiviral Strategy – origine e modernizzazione della Chimica multicomponente come una sorgente per la strategia antivirale ad ampio spettro”, il progetto di ricerca finanziato interamente dal Ministero dell’Università e della Ricerca, che ha preso il via a ottobre 2019 e che , vista l’emergenza sanitaria in corso, sarà implementato per focalizzare gli sforzi sull’identificazione di nuovi farmaci attivi anche su Coronavirus.
Il progetto, uno dei pochi PRIN – progetti di rilevanza nazionale – dedicati esclusivamente alla ricerca di nuovi farmaci antivirali, è coordinato dall’Università della Tuscia e vede la partecipazione insieme all’Ateneo senese, delle Università di Parma, Perugia, La Sapienza e Roma Tor Vergata.
Il progetto ORIGINALE CHEMIAE ha la peculiarità di unire le classiche strategie chimico-farmaceutiche ad un approccio innovativo basato sulla chimica prebiotica, che è all’origine della vita sulla terra, per sviluppare una terapia antivirale che possa essere efficace su diverse famiglie di virus. Questi ultimi hanno avuto fin dagli albori un rapporto parassitario con le cellule viventi basato su un “linguaggio chimico” comune che utilizza lo stesso “alfabeto” di composti chimici per la loro replicazione. La modifica in laboratorio della chimica multi-componente prebiotica potrebbe permettere di individuare un nuovo alfabeto chimico che il virus non è in grado di decifrare, bloccando così la sua replicazione.
Il progetto ORIGINALE CHEMIAE ha la peculiarità di unire le classiche strategie chimico-farmaceutiche ad un approccio innovativo basato sulla chimica prebiotica, che è all’origine della vita sulla terra, per sviluppare una terapia antivirale che possa essere efficace su diverse famiglie di virus. Questi ultimi hanno avuto fin dagli albori un rapporto parassitario con le cellule viventi basato su un “linguaggio chimico” comune che utilizza lo stesso “alfabeto” di composti chimici per la loro replicazione. La modifica in laboratorio della chimica multi-componente prebiotica potrebbe permettere di individuare un nuovo alfabeto chimico che il virus non è in grado di decifrare, bloccando così la sua replicazione.
“Nonostante le difficoltà dei laboratori accademici connesse alle misure di lockdown- spiega il professor Zazzi – le unità di ricerca coinvolte nella struttura organizzativa del progetto hanno concordato sull’urgenza di focalizzare gli sforzi della ricerca appena iniziata sulla identificazione di nuovi farmaci attivi anche su Coronavirus. Tutto questo sarà possibile grazie alla versatilità della strategia farmaceutica “ad ampio spettro” proposta e alla presenza nel consorzio di laboratori di ricerca virologici con un livello di competenza e sicurezza adeguato per effettuare le misure di inibizione della replicazione di SARS-CoV-2 da parte dei nuovi farmaci appositamente progettati e sintetizzati nel corso della ricerca”.