Luci ed ombre sulle piccole aziende vinicole nel rapporto Fivi

Proprio in questi giorni a Roma è stato presentato il nuovo studio condotto dall’Osservatorio del mercato del vino Nomisma Wine Monitor, per conto di FIVI la Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, un’associazione che raccoglie numerose piccole aziende vinicole.

Il nostro Paese vanta un’esemplare varietà di vitigni, più che in qualsiasi altro paese produttore di vini. In Italia infatti, abbiamo più di 500 denominazioni di origine controllata e garantita (DOP e IGP), un patrimonio enologico che genera un fatturato di 16 miliardi di euro, contribuendo in modo significativo all’economia italiana.

Tra queste, oltre 240.000 coltivano uva, e 30.000 imbottigliano vino. L’indagine ha messo in rilievo luci ed ombre del modello socio-economico collegato alle piccole imprese vitivinicole, che hanno circa di 10 ettari di vigneto, e una media di 38 mila bottiglie vendute ogni anno, come la media delle aziende vinicole parte FIVI. Queste aziende rappresentano una ricchezza e un’opportunità per le zone nelle quali si trovano, offrendo lavoro a tempo indeterminato e con percentuali riservate alle donne e agli stranieri più alte della media italiana in agricoltura.

“Una delle principali esternalità positive collegate al modello socioeconomico dei Vignaioli Indipendenti Italiani è dato dal fatto che l’81% dei vigneti coltivati da questi produttori si trova in collina e in montagna, rispetto al 60% della media italiana, vale a dire in quelle aree interne sempre più soggette a spopolamento e a rischio idrogeologico. Zone dove, per altro, l’uva da vino rappresenta una delle poche produzioni agricole ancora in grado di dare reddito a chi la coltiva” – commenta Denis Pantini, Responsabile Nomisma Wine Monitor. Anche dal punto di vista economico il “modello FIVI” esprime valori importanti, basti infatti pensare che il prezzo medio a bottiglia del vino venduto dai produttori FIVI è più che doppio rispetto alla media italiana (7,7 euro contro 3,6). Il mercato nel quale sono più presenti è sicuramente l’Italia; alcune imprese già esportano – specie negli Stati Uniti – altre sono in previsione di farlo e guardano anche verso i mercati asiatici. Le difficoltà che però queste aziende si trovano a fronteggiare non sono poche e per essere superate occorrono risorse.

Lo studio condotto da Nomisma evidenzia un modello di impresa fortemente orientato al biologico (moltissime sono certificate) e alla sostenibilità, sia ambientale che sociale.

La sostenibilità economica viene perseguita attraverso l’enoturismo, che genera un fatturato significativo ed attrae un numero considerevole di turisti stranieri, favorendo lo sviluppo locale e contrastando il sovraffollamento turistico nelle città. Nonostante i risultati positivi, i Vignaioli Indipendenti si trovano ad affrontare sfide importanti: la gestione dei costi, l’efficienza organizzativa, i cambiamenti climatici, la difficoltà nel reperire manodopera e la crescente competizione da parte di prodotti meno costosi. Occorre dunque mettere in atto strategie adeguate, per sostenere questo tipo di imprese.

Stefania Tacconi