Siena

L’ultima eredità del mandato De Mossi: al Comune va ‘Enoteca Toscana’ , ma c’è il rischio stop della Corte Costituzionale

Per Enoteca italiana il bando per la manifestazione è stato riaperto perché c’è un nuovo offerente, Viniadi se lo è aggiudicato Tenute Piccini ed infine l’acquirente designato per Enoteca Toscana è l’amministrazione comunale.

Ma su questo ultimo punto, che molto probabilmente sarà ricordato come l’ultima eredità del governo De Mossi le domande sono più delle certezze: in primis  bisogna capire se e come l’amministrazione  vuole dare corpo ad un progetto di sviluppo che favorisca ricadute occupazionali, sociali, economiche e culturali per la provincia di Siena  ed anche se e quali saranno le politiche d’occupazione su ‘Enoteca Toscana’ (elementi questi che sono previsti nel punteggio d’aggiudicazione dei tre marchi).

Poi c’è altro un nodo di Gordio che andrà sciolto e in cui rischia di essere coinvolta Enoteca Toscana: la sentenza numero 201 del 2022 della Corte Costituzionale che regola le partecipazioni pubbliche.

L’atto fu redatto a fine luglio dello scorso anno dal giudice Luca Antonini e aveva reso parzialmente illegittimo l’articolo 3, comma 2, della legge numero 12 della Sicilia del 26 maggio 2021 – Norme in materia di aree sciabili e di sviluppo montano- . Il testo consentiva ai Comuni siciliani, in relazione allo sviluppo delle località montane e delle relative aree sciabili, “di costituire o partecipare a società per un indefinito e quindi eccessivo insieme di finalità e attività”, spiegava una nota della Corte Costituzionale che inoltre ricordava come questo collida con l’impostazione alla base del Testo unico delle partecipate(Tusp), che punta tra l’altro anche a contrastare l’aumento ingiustificato delle partecipazioni pubbliche.

Punto essenziale della sentenza era quello dove si ricordava come, anche quando fosse consentito agli enti locali di partecipare o costituire società per attività ammesse al Testo unico della Legge Madia, le amministrazioni potessero “assumere direttamente la gestione di attività imprenditoriali solo se (e in quanto) siano in grado di farlo a condizioni più favorevoli di quelle offerte dal mercato” secondo quanto dispone l’articolo 5 sul Tusp.

Per Enoteca Toscana palazzo pubblico avrebbe fatto un’offerta di oltre 18mila euro, molto superiore ai 7 mila euro che sarebbero stati indicati dal perito del tribunale come valore del marchio. Una cifra decisamente ingente e fuori mercato.

Il Comune ha fatto il passo più lungo della gamba? Solo il futuro potrà dare una risposta ai punti interrogativi…

MC

marco crimi

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