Una vita tra i giovani e una vita spesa per loro. Era questo Giuseppe Cosci da tutti affettuosamente chiamato Beppe deceduto nella sua casa di via Aretina circondato dall’affetto dei suoi cari.
Beppe aveva 85 anni e si è arreso alla malattia dopo una lunga battaglia. Aveva lavorato fino alla pensione come bibliotecario al circolo giuridico della facoltà di giurisprudenza e aveva una grande passione: il calcio. Così quando l’allora parroco di Taverne e Arbia, monsignor Savino Mazzini decise di fare una squadra di calcio per Beppe fu facile indossare la tuta di allenatore dopo aver solcato vari campi sportivi come calciatore. L’iniziativa di quel prete illuminato richiamò numerosi ragazzi dai due vicini paesi e da altri limitrofi e alla fine nacque l’Usta (unione sportiva Taverne, Arbia). Correva l’anno 1953. Beppe aveva una dote unica, era un aggregatore, che nel tempo fece crescere la società. All’inizio il gruppo si allenava dove capitava: sulle rive dell’Arbia o in altri spazi di fortuna. Al tempo non c’erano campi in sintetico. Ci si sporcava e quando i ragazzi cadevano non avevano un medico a portata di mano. L’importante era stare insieme e imparare non solo a giocare ma a rispettare l’avversario e il compagno di squadra. Valori importanti per crescere senza pensare di essere dei campioni. Beppe insegnava loro tutto questo.
L’unione sportiva nel tempo crebbe e finalmente trovò anche un piccolo campo sportivo donato da una signora. I primi ragazzi erano diventati uomini e ne erano arrivati tanti altri e Beppe era sempre accanto a loro. Nel giorno del venticinquesimo dell’Usta don Savino scrisse una cosa che sembra essere stata fatta oggi. “Si tratta di un’opera a favore della gioventù nata nella comunità parrocchiale allo scopo di dare non solo una ricreazione e un divertimento agonistico, ma un mezzo di educazione morale e civica. Lo sport come è inteso da cinque lustri in questa società, non è una competizione tra rivali per puro successo di classifica, anche se gradito, ma un’elevazione delle capacità fisiche e spirituali del giovane, un equilibrio della sua personalità nel dominio e autocontrollo di tutte le sue energie”. Beppe Cosci condivideva e lo trasmetteva ai suoi ragazzi. Nonostante i tanti sforzi la società non resse ad una serie di eventi sfavorevoli e fu costretta a chiudere le porte. Fin qui la cronaca dove Giuseppe Cosci è stato ed è protagonista. I suoi ragazzi oggi lo piangono e ancora ricordano quando scendevano in campo e Bebbe diceva: “mettetecela tutta, mi raccomando, però, state attenti perchè lunedì dovete andare a scuola”.
I funerali oggi alle 16 nella cappella all’interno del cimitero della Misericordia a Siena. Ringrazio alcuni “ragazzi” di Beppe che mi hanno aiutato in questo ricordo.
Cecilia Marzotti