Paesi europei uniti nella lotta all’HIV, epatite C e tubercolosi: l’università di Siena con il dipartimento di Biotecnologie mediche è l’unico partner italiano del progetto ricerca appena avviato CARE (“Common Action against HIV, TB, HCV across the Regions of Europe”), finanziato nell’ambito del Programma di ricerca dell’unione europea Horizon 2020 attraverso un bando vinto dal gruppo di scienziati europei “EuResist”.
L’Università di Siena coordinerà parti del progetto, principalmente a carico delle infezioni da HIV e da virus dell’epatite C, grazie alla partecipazione dei gruppi di virologi e infettivologi coordinati dai professori Maurizio Zazzi e Andrea De Luca, avvalendosi anche delle competenze di personale dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Senese.
L’ambizione del progetto nei suoi due anni di vita è di rafforzare le cooperazioni già esistenti e creare nuove piattaforme di collaborazione internazionale. Obiettivi specifici sono l’allestimento di sistemi di sorveglianza epidemiologica e di monitoraggio della risposta alle terapie, la caratterizzazione delle varianti genetiche di queste patologie circolanti in Europa orientale, in particolare il loro potenziale verso l’evoluzione di forme resistenti alla terapia, l’impatto della genetica umana sul decorso clinico delle infezioni. Il progetto genererà anche una serie di strumenti diagnostici innovativi come ad esempio procedure per la caratterizzazione rapida e completa della resistenza ai farmaci, sistemi di rilevamento di biomarcatori della risposta al trattamento della tubercolosi multiresistente e test rapidi per la diagnosi.
I gruppi di lavoro all’interno del progetto sono organizzati in modo da integrare i risultati in un insieme di dati e strumenti per migliorare le possibilità di intervento sulle epidemie da parte dei paesi a più basso reddito, ottimizzando la gestione delle risorse nella lotta alle infezioni che minano la salute pubblica.
Secondo la sorveglianza delle Nazioni Unite sull’AIDS circa 37 milioni di persone nel mondo vivono con infezione da HIV e nel 2017 ci sono state 1,8 milioni nuove diagnosi. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità 325 milioni persone nel mondo vivevano nel 2015 con un’infezione cronica da virus dell’epatite. Infine, il Global tuberculosis report del 2017 ha confermato che la tubercolosi è una delle prime cause di morte nel mondo con un’incidenza annuale di 10,4 milioni di nuovi casi. Questi dati drammatici confermano che malattie infettive potenzialmente mortali come HIV, tubercolosi ed epatite C hanno una diffusione ancora molto alta in Europa e in particolare indicano negli ultimi anni un forte peggioramento dell’epidemia nell’Europa dell’Est e in Russia.
Dal progetto di ricerca CARE si aspettano strategie e strumenti per combattere al meglio il diffondersi di queste gravi patologie.