È morto Florio Carnesecchi e Siena perde uno dei suoi migliori etnologi e antropologi. Era nato a Travale nel 1951, ma la sua vita, personale e di formazione culturale, si è svolta interamente a Siena. La sua attività lavorativa era quella di dirigente all’interno del Monte dei Paschi, ma il vero “mestiere” di Carnesecchi è sempre stato quello di studioso delle tradizioni popolari, mai dimentico di essersi formato e di aver continuato, senza interruzione alcuna, a fare ricerca nell’ambiente degli etnoantropologi dell’Università di Siena, improntati, tutti, lui compreso, dal magistero di Alberto Mario Cirese, che questa scuola aveva fondato.
Carnesecchi aveva fatto parte del team che, nel 1992, fece conoscere, con “Novelle popolari senesi”, l’opera di un folklorista di assoluta rilevanza, Ciro Marzocchi, vissuto nella seconda metà dell’Ottocento, personaggio tanto importante sul piano della storia della tradizione novellistica quanto poco conosciuto al grande pubblico.
Florio Carnesecchi ha lasciato una bibliografia di spessore: limitandoci solo ad alcune delle sue molte monografie e tralasciando, quindi, i numerosi saggi apparsi su riviste specializzate (ma anche in sedi di alta divulgazione, perché Florio aveva una concezione molto chiara del concetto di cultura condivisa; una sensibilità che veniva anche dal suo coerente orientamento politico), ricorderemo “Galinfalonne. Legami simbolici nelle fiabe e nel folklore toscano”, “La lucertola con du’ code. Storie tra la Val di Cecina e Siena”, “Le penne del pollo. La tradizione orale a Castelnuovo Val di Cecina e Travale”, “Le novelle de’ Montierini”, formidabile analisi del corpus di storie che costruiscono il blasone popolare degli abitanti di Montieri.
Insieme ad un team di altri etnoantropologi aveva analizzato l’uso del turpiloquio e della blasfemia nel modo di parlare toscano, con una riflessione confluita in “Non c’è bestemmia. Scritti sul parlato riprovevole”.
Fra le ultime sue fatiche c’è stata la nuova edizione di “Senesi a tavola. La memoria della cucina: storie di fame e di fate, tra sogni e bisogni”, uscito proprio in questo 2025 che scandisce la scomparsa di un rigoroso e valente studioso della tradizione orale e della memoria della terra toscana.
Duccio Balestracci