Marco Ginanneschi, professione futurologo: “Così aiuto le persone ad avere una visione chiara del domani”
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“Nel lungo periodo saremo tutti morti” sentenziò una volta Sir John Maynard Keynes. Con queste parole l’economista britannico rispondeva a chi metteva in dubbio o criticava l’applicabilità delle sue teorie sul lungo periodo. Dentro questo conciso motto, si possono trovare tanti spunti di riflessione economica. A distanza di quasi 100 anni, qualche migliaio di chilometro più a sud della terra d’Albione, troviamo qualcuno che invece studia proprio il lungo, anzi, il medio-lungo periodo. Marco Ginanneschi, che di mestiere fa il futurologo, si differenzia da un normale analista proprio per la lunghezza delle sue previsioni.
“Il futurologo – dice Ginanneschi intervistato da Siena News – è una figura che studia il futuro e fa previsioni. Io, nello specifico, aiuto le persone ad avere una visione più chiara del futuro. Tutti hanno le informazioni, anzi forse se ne hanno in eccesso, il mio lavoro è quello di acquisire chiarezza”.
“Non esiste una ‘scuola per futurologi’, – prosegue Ginanneschi – quindi è importante avere un retroterra culturale interdisciplinare. Non si tratta di studiare solo i trend economici, ma tutta una serie di fattori sociali, economici, giuridici e persino antropologici, che portano ad avere indicazioni sul futuro”. “Noi vogliamo – spiega – anticipare il futuro che incombe su di noi. Da questo punto di vista, è qui che emerge l’aspetto positivo della futurologia che ha una vena ottimistica di fondo. Crediamo di poter scegliere di andare verso un futuro auspicabile e non per forza verso quello più probabile. Ad esempio, prendiamo in considerazione il problema del surriscaldamento globale: noi possiamo mettere in atto comportamenti virtuosi per contenere l’aumento della temperatura”.
Infine, Ginanneschi conclude parlando del Covid, che ha segnato gli ultimi anni delle nostre esistenze: “La pandemia va interpretata. Forse il rischio pandemico, in realtà, c’è sempre stato. Guardando al passato, dalla caduta dell’Impero romano in poi, alle pesti del XIV o del XVI secolo, sono fenomeni sempre accaduti”. “Le pandemie hanno scolpito la storia dell’umanità – chiosa – ma la prudenza che stiamo acquisendo non ce la dimenticheremo facilmente. Questa prudenza, in sociologia, avrà conseguenze notevoli sulla società: sarà come versare della sabbia negli ingranaggi della globalizzazione”.