Qualche settimana fa il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, rivolgendosi alle aziende del territorio, aveva chiesto ” di sottoscrivere un patto per un prestito di solidarietà” . Le imprese potevano appunto prestare al servizio sanitario regionale le mascherine contenute in magazzino e quando gli approvvigionamenti sarebbero diventati più costanti la Regione avrebbe provveduto ” a restituire questo prestito – proseguiva il presidente-.Alcune migliaia di mascherine FFP2 e FFP3 in più possono essere importantissime per tutti gli operatori sanitari “. Una richiesta, quella di Rossi, che non è rimasta inascoltata ed infatti non sono solo stati donati i dispositivi già esistenti ma chi ha potuto ha riconvertito la produzione per garantire gel e mascherine.
Nella gestione della riconversione, per le aziende un aiuto è arrivato dalle tre università di Pisa, Siena e Firenze i cui rettori hanno deciso di offrire servizi e consulenze. Per l’università di Siena il rettore Francesco Frati ha delegato il direttore del dipartimento di biotecnologie, chimica e farmacia Annalisa Santucci. Il suo compito è stato quello di fare la ricognizione per reperimento delle competenze e gestire lo scambio di informazioni con le imprese e gli altri atenei. Per quanto riguarda la produzione del gel ” il nostro dipartimento ha collaborato con la farmacia ospedaliera delle Scotte e c’è stato chiesto di valutare la composizione del prodotto creato dalle aziende. (Deve esserci una determinata percentuale di etanolo e di acqua ossigenata ndr.)”.
Sulla riconversione delle mascherine invece Santucci fa sapere che il dipartimento che dirige è l’unico al momento a fare test per la certificazione ISO EN 10993 che definisce i requisiti di biocompatibilità. Nonostante le difficoltà venute a crearsi con le misure restrittive dei Dpcm del governo nel strutture universitarie la dottoressa Stefania Lamponi valuta se le mascherine prodotte possono ricevere l’autorizzazione. “Nei nostri laboratori siamo gli unici per ora a fare test a norma ISO – precisa Santucci-. Le mascherine valutate sono di due tipi: ci sono quelle per il comune cittadino che vengono utilizzate da tutte le persone per limitare il contagio e quelle usate dagli operatori sanitari. A breve inizieremo anche a studiare la loro capacità di filtraggio”.
All’ interno del dipartimento di biotecnologie, chimica e farmacia, per ora, si è lavorato su “una serie di saggi di biocompatibilità fatti su dei tessuti di un’impresa locale”, dice Santucci che poi annuncia che “stanno arrivando mascherine anche da una multinazionale straniera”. In questi giorni inoltre l’università di Siena collabora all’interno di un network di laboratori pubblico-privati toscani che si occupano di fare analisi: tra di loro c’è il polo di Certema “con cui abbiamo convenzioni ma anche altre strutture private del grossetano e Next technologies di Prato – conclude Santucci- per coprire il maggior numero di test al servizio delle aziende riconvertite alla produzione di gel e mascherine”.
Marco Crimi