Massetana Romana e Cerchiaia, aree a rischio. Il Consorzio di Bonifica: “I fiumi presentano il conto alle scelte urbanistiche passate”

Il Consorzio di Bonifica viene spesso associato a notizie negative, ma in realtà svolge un lavoro quotidiano fondamentale, testimoniato dalle tante immagini del “prima e dopo” degli interventi. Andrea Saladini, architetto area studi e progettazioni dello stesso Consorzio, qual è il quadro della situazione nel territorio senese?

“Attualmente le attività si dividono in due grandi categorie: la progettazione e la manutenzione ordinaria. Sul Comune di Siena, ad esempio, sono in fase di conclusione i lavori sulla confluenza tra Riluogo e Ribucciano, dove l’erosione aveva compromesso la stabilità del ponte sulla provinciale. Abbiamo risagomato l’alveo, realizzato difese spondali e ricentrato il corso d’acqua. Parallelamente proseguono i lavori sul Tressa, dopo l’alluvione dello scorso ottobre: quattro interventi tra l’uscita di San Marco e la zona commerciale di Cerchiaia, con scogliere e riprofilature, per ridurre il rischio idraulico. Ricordiamo che eliminarlo del tutto non è possibile: il rischio zero non esiste. È fondamentale quindi che cittadini e istituzioni restino consapevoli e pronti”.

Tornando al discorso su Strada Massetana Romana e Cerchiaia: lungo l’argine del fiume è stata costruita un’area industriale e commerciale. Ma era corretto realizzarla a quelle quote e in quella posizione?

“Questo è uno dei grandi temi con cui ci troviamo a confrontarci. Occupandomi di valutazioni di impatto ambientale e relazioni paesaggistiche ho potuto osservare più da vicino quella realtà che, pur vivendo a Siena da sempre, non avevo mai analizzato con attenzione. Nel tempo i fiumi hanno perso il rapporto diretto con il territorio: sono stati considerati come spazi marginali, “retro” delle città, da poter sanificare o coprire. Le scelte urbanistiche del passato – non particolarmente felici, ma diffuse in tutta la Toscana e in Italia – oggi presentano il conto, anche a causa del cambiamento nel regime delle piogge. Oggi assistiamo a precipitazioni molto intense e concentrate in poco tempo: in queste condizioni, aree come quella di Massetana non riescono a smaltire i flussi, come accaduto nell’alluvione di ottobre. E purtroppo non è un caso isolato, ma un fenomeno che si ripete in molte parti del Paese”.

 

 

Quanto è complesso lavorare in un territorio come quello senese?

“È un territorio molto particolare: dal Chianti al Monte Argentario i paesaggi cambiano radicalmente. Per questo ogni intervento deve essere studiato con attenzione, integrando esigenze di sicurezza idraulica con i vincoli paesaggistici e ambientali. Non esiste un modello valido ovunque: bisogna trovare soluzioni su misura”.

In passato sono state costruite aree industriali e commerciali lungo gli argini. Era corretto?

“Si tratta di scelte urbanistiche non sempre felici, comuni a molte zone della Toscana e d’Italia. I corsi d’acqua sono stati visti come spazi di risulta, separati dal territorio. Oggi, con piogge più intense e concentrate, paghiamo quelle decisioni: le superfici impermeabili e gli alvei confinati non riescono a smaltire grandi flussi. Il Consorzio interviene con manutenzioni ordinarie e opere puntuali, ma i fenomeni estremi restano difficili da governare”.

E guardando al futuro?

“Serve un cambio di paradigma. Le mappe storiche mostrano che un tempo si costruiva rispettando i corsi d’acqua. Con la rottura di quelle regole, oggi affrontiamo conseguenze pesanti. Fortunatamente cresce la sensibilità ambientale e urbanistica: spero che i nuovi strumenti di pianificazione indirizzino verso una gestione più organica del territorio. Quello che già esiste va però tutelato con l’impegno del Consorzio, della Regione, dei Comuni e soprattutto dei cittadini, che in caso di allerta devono essere i primi a proteggere se stessi e i propri beni”.

Katiuscia Vaselli

 

Prima e dopo: i lavori del Consorzio di Bonifica