“Ventotto anni furono uccisi Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Falcone fu il primo ad impegnarsi per un’ampia collaborazione internazionale contro la criminalità. Ventotto anni dopo stiamo seguendo il suo esempio e garantiamo la giustizia internazionale”. Così Victor Kalchev rappresentate bulgaro di Eurojust, ha aperto, con una riflessione sui due eroi italiani, la conferenza sull’operazione Speed team.
La collaborazione tra i carabinieri di Siena, la polizia nazionale bulgara e Eurojust, l’organismo di coordinamento fra le magistrature del vecchio continente, con sede all’Aja, ha portato all’esecuzione di nove Mandati di Arresto Europei, su sedici indagati complessivi per associazione per delinquere, furti e ricettazioni. La banda era riuscita ad ottenere una refurtiva di due milioni di euro mettendo a segno colpi in capannoni industriali del nord e del centro Italia.I furti commessi sono stati più di 40 in diciotto province tra Toscana, Emilia Romagna, Piemonte, Veneto e Lombardia. Cinque sono stati compiuti tra Siena, Casole d’Elsa, Rapolano e Monteriggioni.
“L’indagine è nata da un’analisi del territorio dovuta alla consapevolezza che qui non c’è criminalità locale. Da un furto nel 2018 alla Imer Group di Rapolano Terme sono partite le indagini condotte dal Nor- spiega il capitano dei carabinieri di Siena Alberto Pinto-. La difficoltà è nata dal fatto che non erano residenti qui ma avevano domicili momentanei. Con l’emergenza covid sono tornati in Bulgaria ma con la fine del lockdown sono rientrati qui via mare o con autoarticolati. Negli ultimi giorni non avevano un alloggio fisso, dormivano sui loro mezzi. Volevano comunque compiere il furto. Non avevano documenti ma potevano contare su supporti logistici come schede telefoniche dedicate. Sono stati individuati e perquisiti e basisti italiani e bulgari”.
“Abbiamo effettuato pedinamenti nel centro e nord Italia – prosegue-. In una notte i soggetti hanno abbandonato un furgone al porto di Ancona, hanno preso un altro furgone e hanno fatto quasi 2mila km. Dei cinque arrestati in Italia tre dei soggetti fermati, a Bergamo, stavano per cambiare un’ ulteriore macchina per tornare a casa, gli altri due sono stati presi in flagranza di reato vicino Monza”.
I membri del sodalizio criminale sono nati dal 1974 al 1996, sono tutti uomini. All’interno della banda c’era un’alta interscambiabilità dei ruoli ed agivano con batterie di 3-4 persone. “I malfattori hanno ancora dimostrato un’operatività eccezionale, ma questo non ha consentito loro di sfuggire all’arresto- affermano i carabinieri-. Si accontentavano di pochissime ore di sonno ed erano in continuo spostamento dall’una all’altra delle numerose basi delle quali disponevano. Compiuti i furti, si spostavano immediatamente in Bulgaria col bottino realizzato, dai porti di Ancona e Brindisi o via terra dai confini friulani e giuliani”.
“La loro presenza in Italia, fugace e molto dannosa per gli imprenditori colpiti, si trasformava regolarmente, anche nell’ultima notte, in una maratona permanente, con cambio frequente di mezzi di trasporto che ha costretto i militari dell’Arma senese, ad uno sforzo enorme per la loro localizzazione, mediante classici pedinamenti e varie tecnologie GPS- sostengono i militari”.
Sette dei nove arrestati, tutti originari della città di Igomenitsa, erano tornati a casa per il coronavirus, ma tre di loro avevano superato nuovamente le Alpi lo scorso giovedì, dopo il lockdown. Due criminali, invece, erano rimasti bloccati nel Milanese in questi mesi, “loro avevano continuato a compiere furti – dice il sostituto procuratore della Repubblica di Siena Siro de Flammineis”. Sono stati usati complessivamente 150 uomini tra carabinieri e polizia bulgara .” I cinque detenuti in Italia si trovano tra Monza e Bergamo- sottolinea il pm Sirio de Flammineis”. Domani si terrà l’interrogatorio di garanzia, in modalità telematica, da parte del Gip siena, per i 4 presi in Bulgaria è già arrivata la convalida. A a breve la refurtiva verrà recuperata e, per quanto possibile, restituita
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