“Non ci sono parole per esprimere la sofferenza, l’angoscia e lo sdegno con cui la Comunità Ebraica di Firenze e Siena vive queste ore. Le immagini di barbarie nei confronti di persone inermi, i corpi massacrati di centinaia di giovani colpevoli di essersi trovati per una festa all’aperto, le grida di anziani e ragazzi strappati via e portati chissà dove, non possono non riportarci alla mente le razzie di casa nostra ottant’anni fa, o le immagini dei pogrom che per secoli hanno insanguinato la terra d’Europa e marchiato a fuoco la nostra memoria. Siamo in stretto contatto con iscritti e familiari in Israele, e offriamo aiuto e sostegno a israeliani nel nostro territorio che ne abbiano bisogno”.
Così in una nota Enrico Fink, presidente della Comunità Ebraica di Firenze e Siena.
“Ci stringiamo intorno ai nostri familiari e amici, a chi vive queste ore chiuso in un bunker, a chi guarda con disperazione e timore al futuro vicino e lontano – aggiunge -.Ma non solo, i nostri pensieri vanno anche alla popolazione civile della striscia di Gaza, agli innocenti che si troveranno a subire per primi le conseguenze dell’orrore perpetrato da Hamas e l’inevitabile reazione di un paese che difende i propri cittadini e cerca di recuperare i rapiti. Perché sia chiaro, l’obiettivo di chi pianifica ed esegue una violenza di questo genere è creare il massimo grado di sofferenza fra la popolazione da entrambe le parti, usare anche la propria popolazione nei suoi strati più fragili ed esposti come pedina, riportare indietro le lancette dell’orologio, cancellare con il sangue le pur fragili prospettive di costruzione di un futuro migliore per entrambi i popoli”.
“E a chi, sui social media o sui mezzi d’informazione va spargendo anche oggi odio e veleno, ribattiamo che noi ebrei italiani, fieri eredi di una storia bimillenaria nella Diaspora, guardiamo sempre con amore e speranza a Israele, a cui ci legano aspirazioni e ideali, storia collettiva, personale e familiare – prosegue-. In questi momenti di dolore, ridurre lo strazio a dibattito politico locale non ci appassiona. Rispettiamo come sempre, anzi, viviamo noi stessi al nostro interno e molto spesso pubblicamente, opinioni diverse, diverse idee su come procedere verso una pace duratura per tutta la regione e tutti i suoi abitanti. Ma siamo fermi nel ritenere che non ci siano distinguo che reggano, giustificazioni possibili alla violenza. Ogni opinione politica è legittima, ma come definire se non furia razzista e omicida, quella di chi si accanisce volutamente contro civili inermi considerati automaticamente “nemico invasore” perché ebrei?”
“Am Israel Chai, il popolo d’Israele vive: le nostre comunità proseguono la loro vita in mezzo alla cittadinanza, parte attiva di una collettività che sappiamo coesa e solidale. Un grazie speciale alle forze dell’ordine che con grande fermezza e rapidità, si sono mosse per assicurare la serenità nostra e di tutti-conclude-. Ringraziamo le associazioni di solidarietà ebraiche che si stano mobilitando, l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane per il tempestivo comunicato nel quale ci riconosciamo pienamente, e tutti quanti ci hanno comunicato solidarietà in queste ore terribili, semplici cittadini, istituzioni, associazioni religiose, forze politiche. Manteniamo nei nostri cuori una preghiera per i feriti, per chi è stato rapito e preso in ostaggio, per chi teme per sé e per i propri cari, e la speranza imperterrita di una pace vera, troppo lunga ad arrivare”.
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