Pubblicato il quaderno Consob n. 89 dedicato all’”Attitudine alla pianificazione finanziaria delle famiglie italiane”. Un argomento centrale, in questo momento economico di complessità, che apre un varco significativo nell’evoluzione della cultura finanziaria, come antidoto per rimuovere o, almeno ridurre, le vulnerabilità a cui ci possiamo trovare esposti.
In Italia la propensione alla pianificazione è ancora poca diffusa. Ma, perché, invece, l’adozione di un comportamento strutturato di questo tipo, può risultare utile ed efficace per migliorare il livello di benessere finanziario e la capacità di reagire agli imprevisti?
Nel quaderno sono riportati i dati dell’indagine Consob sulle scelte di investimento delle famiglie italiane per gli anni 2019-2021. Emerge un’associazione positiva tra pianificazione finanziaria e conoscenze finanziarie; per la mia esperienza, aumentare le proprie conoscenze è un primo passo, propedeutico, per imparare a pianificare gli obiettivi, quindi, a comprendere quale valore dare al denaro, da dove proviene e in quale direzione, o meglio, finalità vogliamo indirizzarlo, nell’ottica di considerarlo uno strumento e non un mero fine di accrescimento della ricchezza.
Tuttavia, si sottolinea che due elementi portano a diventare meno propensi a definire un piano finanziario strutturato che metta ordine nella gestione dell’economia personale/familiare e che indichi quali direzioni, progetti attuare: sentirsi auto-efficaci in ambito finanziario e l’attitudine a provare ansia nella gestione delle proprie finanze. Il mio parere è che, davvero questi due elementi devono rappresentare oggi ostacoli da rimuovere attraverso programmi di educazione finanziaria. Il motivo è che migliorare il livello di conoscenza non equivale a diventare esperti di borsa o a pensare di essere infallibili nelle decisioni finanziarie; mentre, rispetto all’ansia, è nel momento in cui si associa al denaro una finalità, che si costruisce un profilo di rischio in linea con il corretto orizzonte temporale di spesa, non il timing di entrata in borsa o il timing migliore di uscita, pensando di poter prevedere l’andamento dei mercati finanziari che resta imprevedibile, a priori.
Migliorare il livello di cultura finanziaria genera l’effetto di diventare propensi agli obiettivi da raggiungere, non al rischio di mercato, che è una variabile da gestire, in un’ottica di efficienza, di diversificazione e di rendimento potenziale, in relazione all’orizzonte temporale corretto da assumere.
Tornando al quaderno, si è meno propensi a pianificare quando si pensa di saper gestire in autonomia i problemi finanziari e, in ogni caso, per coloro che preferiscono non pensare alla propria situazione finanziaria per alleviare l’ansia.
Il passaggio da fare, quindi, è un vero e proprio passaggio di consapevolezza, su quanto e come le competenze finanziarie fungano da alleato anche contro una percezione falsata o influenzata dall’emotività, e su come aumentare tale consapevolezza possa generare la creazione di una relazione di fiducia con un “esperto” di pianificazione che ci aiuti a pianificare concretamente, adottando comportamenti funzionali alla nostra qualità della vita, e monitorando, attentamente, il piano e i cambiamenti.
Pensare che senza pianificazione sia meglio è solo una facile uscita di sicurezza.
Aumentare le proprie competenze finanziarie per pianificare insieme a una guida, invece, è un’evoluzione verso una partecipazione attiva nello sviluppo.
Maria Luisa Visione