Chissà quale chiave di lettura avrà trovato Milo Manara per interpretare l’universo raccontato nel Palio. Alle ore 19 nel Cortile del Podestà il segreto sarà finalmente svelato ai contradaioli e, un secondo dopo, a tutto il mondo. Quello che ci appare chiaro è che, per sensazioni, il grande disegnatore non avrà certo rinunciato ai suoi colori, ai suoi slanci pindarici, alla morbidezza delle linee. Dando per scontato l’abbandono della “chiave sensuale” del Palio, ma chissà fino a che punto, possiamo credere che Manara abbia voluto esprimere un cosiddetto “colpo ad effetto”, giocando con le passioni che poi sono il sale del Palio. E quindi volti, figure che giocano a un qualcosa che sta per accendersi. Manara non si addomestica facilmente ma certamente si sarà adeguato al contesto, a cominciare dai simboli necessari, dall’Assunta ai colori delle dieci Contrade, ma il tutto offerto in una particolare chiave di lettura. Un mondo a parte, insomma, quello che soltanto i grandi hanno saputo dare alla festa, con riferimenti più al proprio universo di disegnatore che alla festa stessa. Ecco che ci aspettiamo: una bella reazione dei senesi che da tanto tempo non irrompono con un applauso convinto, nonostante il parere positivo che hanno avuto su diverse opere degli ultimi anni. Vogliamo l’entusiasmo ed è più che possibile che il geniale ed irriverente Manara l’offra finalmente a questo popolo. Una scelta giusta la sua, che indirizza il palio verso nuovi lidi pittorici ed allunga la lista dei grandi che si sono cimentati nell’opera. Per alcuni giorni l’opera di Milo Manara sarà di tutti, per arrivare poi in un solo museo di un solo popolo. Ma resterà, ne siamo certi, nell’immaginario collettivo dei senesi di ogni generazione. Troppo ottimisti? Vediamo. Intanto tutto è pronto per questo ingresso del cencio nel microcosmo dei quattro giorni. Da stasera, il Palio ha una immagine con cui identificarsi. E questo è un gioco che ci porta lontano, anche solo con la fantasia.
Massimo Biliorsi