Non si può negare l’evidenza degli sforzi e di Rossi per Le Scotte “in termini di investimenti infrastrutturali”, per l’ospedale il vero tema “è quello di una ‘ricostruzione’ di prestigio cui molto può fare l’Università, e il nuovo direttore della Aou, riacquistando competenze e ricostruendo scuole attrattive per le migliori capacità giovanili che intendono dedicarsi alla medicina”.
Alberto Monaci, presidente dell’associazione Confronti Siena, usa la querelle della scorsa settimana, tra il sindaco di Siena Luigi De Mossi e l’ex-Governatore della Toscana Enrico Rossi, per esporre la propria riflessione sul futuro del policlinico. Al primo cittadino, Monaci gli rinfaccia di aprire “polemiche pretestuose, sperando che lo sguardo là volga, lasciandoci al riparo dalla verità.
Ci pare questo il ragionamento che ha fatto l’avvocato penalista Luigi De Mossi, sindaco di una città di Siena oramai, grazie anche a lui, “ghost town” nel panorama dei capoluoghi di provincia della Toscana”. Per Monaci però “la polemica non può annullare la storia. Quella di una Regione che mise (protocollo del marzo 2010) 108 milioni di euro per acquisire al patrimonio dell’Aous i volumi sanitari in proprietà dell’Università, garantendo così una organicità di patrimonio su cui oggi è possibile impostare il rilancio dell’azienda, Asl permettendo, e nuovo direttore de Le Scotte – amministrativamente bravo ed eticamente perbene – convincendosi. Scegliendo la brutale verità che il policlinico non può essere il nosocomio del Covid. Ad altro è destinato. Per la nostra salute”.
Monaci parla anche dell’assessore alla salute regionale Simone Bezzini e del capogruppo in consiglio regionale Stefano Scaramelli. Al primo, citando la Bibbia, chiede di “smettere il ruolo di Cireneo delle responsabilità altrui, costruendo finalmente la sanità toscana che ha in mente, con la forza del suo passo fatto di poche parole e di serietà dell’azione amministrativa. Che mai gli ha difettato”.
Per il secondo c’è invece un attacco: “Speriamo, infine, che il solito guastatore dalla Valdichiana, preso dal doppio incarico regionale di capogruppo e di vicepresidente del Consiglio, allenti la presa su una materia che ha, ampiamente, in questi sei anni, dimostrato di non conoscere. Anzi, di non comprendere neppure”.