“Sono convinto che il nostro Arcivescovo, così attento agli aspetti della vita pastorale, possa valutare un nuovo protagonismo del prete di contrada, come elemento cardine per dare nuovo vigore al rapporto della nostra comunità con la dimensione religiosa; non per fare proselitismo, ma per ridare protagonismo a quei valori fondanti della nostra stessa civitas, a partire dalla solidarietà, dall’inclusione, dall’attenzione all’altro”.
Così Alfredo Monaci, presidente dell’associazione Siena Ideale, in una lunga riflessione su Siena, sulla religione e sulla pandemia che noi tutti stiamo vivendo. Il suo lungo excursus inizia dalla lettura di un sondaggio pubblicato da Swg: “solo la metà degli intervistati ha dichiarato di riconoscersi nella religione cattolica; prima del Covid erano ancora il 62%, un calo significativo in soli due anni”, afferma Monaci. Fra le cause di questi dati “anche il progressivo allentamento della presenza sul territorio dei sacerdoti dovuta alla crisi delle vocazioni”, continua.
“Eppure, la stessa ricerca Swg ha evidenziato che è ancora forte l’esigenza di spiritualità-rileva Monaci-: il 25% degli intervistati ha dichiarato di aderire a forme alternative di religiosità; e il 60% guarda alle pratiche di meditazione con interesse. Se la messe è ancora molta, ma gli operai sono pochi, una strada è certamente quella indicata da papa Francesco: riformare la stessa Chiesa, liberandola da ciò che l’ha appesantita e allontanata dalla sua missione, e puntando di più sul ruolo dei fedeli-prosegue-. Ma penso che occorra riscoprire anche da noi la vocazione missionaria, il tornare fra la gente, con un rapporto “faccia a faccia” con le singole persone. Peraltro, proprio nella nostra Siena, abbiamo una specificità che può essere una delle chiavi da cui ripartire: mi riferisco al correttore della contrada”. Il correttore “accoglie il contradaiolo neonato, e lo accompagna in tutti i momenti della vita, con un rapporto fatto di vera cura pastorale”.
Monaci conclude: “Proprio nei periodi di difficoltà c’è bisogno di tenere salde le fondamenta; altrimenti si ricostruisce sulla sabbia e il tessuto sociale si disgrega. A Siena, oggi più che mai, c’è quella necessità di “seminare speranza nutrita dai valori”, di cui parla spesso il papa. E la nostra identità cittadina è fatta di una appartenenza a un orizzonte di valori laici, civili e religiosi, grazie al quale – anche nei momenti più bui – abbiamo sempre saputo trovare la forza per risollevarci”.
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