Lo scorso 20 aprile il satellite della Nasa Swift ha registrato un breve impulso di radiazione elettromagnetica gamma ad altissima energia proveniente dalle profondità del cosmo. Tali informazioni raccolte dal satellite, che era in orbita, sono state trasmesse a terra, dove i ricercatori avrebbero potuto osservare le eventuali emissioni residue.
Così è iniziata una vera e propria ‘caccia al lampo gamma’, lampo che proveniva dalla costellazione di Ercole, condotta grazie ad un coordinamento mondiale di osservatori. Una caccia che ha coinvolto i telescopi di tutto il mondo. A questa gara ha partecipato anche l’Osservatorio astronomico di Montarrenti, composto da Simone Leonini, Massimo Conti, Paolo Rosi e Luz Marina Tinjaca Ramirez. Così, dopo appena 4 ore dalla sua rilevazione, l’Unione astrofili senesi, interrompendo la normale programmazione, ha puntato il telescopio verso l’impulso gamma.
I dispositivi dei ricercatori, così, hanno registrato questo evento cosmico: una stella, della massa pari a 30 o 40 volte quella del solo, arrivata ormai alle fasi finali del proprio ciclo vitale, che collassa in un buco nero. Il materiale residuo della stella viene espulso attraverso un getto che viaggia ad una velocità prossima a quella della luce, che può ‘bucare’ la stella e produrre il lampo gamma, che possiamo osservare solo se l’emissione avviene in direzione della Terra. Per l’emissione di tale getto è necessaria una quantità di energia superiore a quella emessa dal sole in 10miliardi di anni: i lampi gamma, infatti, per qualche momento sono considerati gli oggetti più potenti dell’universo dopo il big bang. Un evento del genere è considerato potenzialmente pericoloso per la vita, tanto da essere ritenuto una possibile causa dell’estinzione di massa avvenuta sulla terra 450milioni di anni fa, 200milioni di anni prima dei dinosauri. I lampi gamma, tuttavia, sono rari e la probabilità che un evento così accada nella nostra galassia è di una ogni milione di anni.
Grazie poi al Gran Telescopio Canarias, il più grande telescopio ottico al mondo con i suoi oltre 10 metri di diametro, è stato possibile definire che la luce di questa immensa deflagrazione cosmica ha viaggiato per circa 9,5miliardi di anni, alla velocità di 300mila chilometri al secondo, prima di raggiungere il nostro pianeta. Quando l’evento si è originato, la terra ed il sistema solare ancora non si erano formati e l’universo aveva poco più del 30% della sua attuale età. La flebile luce che, dopo un incredibile viaggio ha raggiunto gli strumenti dei ricercatori senesi, consentirà alla comunità scientifica internazionale di cogliere una rara opportunità per indagare un universo ancora adolescente, ricostruendo la storia della sua evoluzione fino ad ere ben più antiche di quanto normalmente sia possibile fare, utilizzando i lampi gamma come vere e proprie macchine del tempo.
(In foto una rappresentazione artistica di un lampo gamma, fornitaci dall’Unione astrofili senesi)