La morìa di pesci nel fiume Elsa continua a far parlare. Il comunicato dell’Arpat (Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana) di venerdì 16 giugno ha scongiurato l’ipotesi di inquinamento ambientale, riportando le analisi condotte dal laboratorio Senese, riferimento per l’Area Vasta Sud, che evidenziavano i normali valori dell’acqua.
Cause ancora da chiarire, ma le ipotesi in merito sono spiegate dalla stessa Agenzia, grazie alla quale abbiamo cercato di ricostruire gli eventi che hanno interessato il fiume Elsa negli ultimi anni.
Il fiume Elsa, lungo 63 km, nasce dalla Montagnola senese ed attraversa la Valdelsa da sud a nord, bagnando i centri abitati di Colle di Val d’Elsa, Poggibonsi, Certaldo e Castelfiorentino, fino a gettarsi nell’Arno.
Da sempre sotto monitoraggio dell’Arpat, dal 2007 sono frequenti gli episodi di schiume ed acque torbide che hanno richiesto più volte interventi di verifica da parte degli enti regionali competenti.
Mettendo in relazione gli avvenimenti, si può facilmente notare come essi corrispondano a periodi di siccità seguiti da forti precipitazioni metereologiche.
Scongiurata l’ipotesi di causa specifica di origine antropica (scarico di depuratore o fognatura, scarico industriale, scarico volontario, presenza di aziende con potenziale elevato carico di tensioattivi).
Si è notato come la presenza di schiume sia conseguente ad abbondanti piogge, le quali hanno aumentato la portata del fiume e, presumibilmente, nel dilavamento sia dei terreni edificati (strade piazzali, etc.), sia dei suoli agricoli e naturali, ai quali si può aggiungere il risciacquo delle fognature bianche, dove nel corso dei periodi di siccità possono depositarsi varie tipologie di sostanze.
Per quanto riguarda la morìa di pesci del 6 giugno scorso, quindi, l’Arpat dichiara che l’ipotesi di scarico abusivo di sostanze inquinanti è da escludere, poiché sarebbe risultato dalle analisi condotte dalla Polizia provinciale di Siena.
Al momento, le carcasse dei pesci prelevate dal tratto interessato sono al vaglio della sede di Pisa dell’Istituto Zooprofilattico. I risultati, potranno indirizzare verso ulteriori ricerche ed approfondimenti.
Arianna Falchi
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