Per Mps si apre ora il tempo delle decisioni: dal futuro in Borsa di Mediobanca alla possibilità di una fusione. Ieri Rocca Salimbeni ha chiuso con successo l’offerta pubblica di acquisto e scambio sulla storica banca d’affari di Milano.
Le adesioni hanno raggiunto l’86,3%, una percentuale superiore alle attese e sufficiente a garantire il pieno controllo dell’istituto di Piazzetta Cuccia. Solo venerdì 19 settembre le adesioni erano poco sopra il 70%; il balzo finale è stato determinato anche dalle cessioni di pacchetti azionari da parte del management di Mediobanca. L’amministratore delegato Alberto Nagel ha ceduto 364mila azioni, il direttore generale Francesco Saverio Vinci 263mila e il presidente Renato Pagliaro circa un milione.
Ora si apre la partita più delicata: con una quota inferiore al 90%, Mps non ha l’obbligo di delistare Mediobanca, cioè di ritirarla dalla Borsa. Potrà quindi scegliere se mantenerla quotata oppure procedere verso la fusione. Una decisione che influirà non solo sul destino delle due banche, ma anche sugli equilibri della finanza italiana, visto che Mediobanca è azionista di peso di Generali.
Da Milano Rocca Salimbeni eredita, seppure indirettamente, il 12,9% del colosso assicurativo di Trieste. A questa quota si aggiunge un prestito titoli dello 0,243%, che porta la partecipazione potenziale al 13,186%. Altri pacchetti azionari riguardano Italmobiliare (6,8%) e Piquadro (5%).
Intanto, dopo le dimissioni del cda e dell’ad Nagel, Mps dovrà presentare entro il 3 ottobre la propria lista di candidati per il nuovo board di Mediobanca. La nomina è attesa nell’assemblea del 28 ottobre.
In Borsa Mps ha chiuso a +0,48%, mentre Mediobanca ha segnato un calo del -5,91%.
Si ridisegna anche l’azionariato di Rocca Salimbeni: Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio, risulta primo azionista con il 20,95%, seguita da Francesco Gaetano Caltagirone con il 12,26%. È quanto emerge dalle comunicazioni Consob dopo il pagamento del corrispettivo dell’offerta del 15 settembre. Queste quote si ridurranno una volta contabilizzate nel libro soci le adesioni arrivate nella riapertura dei termini, conclusa ieri.
Il Ministero dell’Economia non figura nei dati ufficiali, ma dovrebbe detenere circa il 5% del pacchetto di Mps.