“Nei prossimi tre anni il settore bancario si ridimensionerà ulteriormente, vedremo che piega prenderà la vicenda Mps, dove tutti noi lavoreremo affinché rimanga autonoma, quali decisioni prenderanno rispetto a Mps il governo, l’Unione europea, la Banca centrale europea”.
Lo ha detto, al 128esimo consiglio nazionale della Fabi, il segretario generale del sindacato, Lando Maria Sileoni, che ha aggiunto: “Noi saremo sempre lì sul pezzo, guidati da Giuliano De Filippis, Franco Casini, Guido Fasano e da tutti gli altri e faremo sempre tutto quello che deve essere fatto nell’interesse dei colleghi. Non lasceremo indietro nessuno, state tranquilli, e il barile sarà raschiato fino in fondo”.
Nell’ambito del risiko bancario, ritenuto imminente da Sileoni, “l’eventuale mancata nascita del terzo gruppo prevedrebbe automaticamente un Monte dei Paschi di Siena autonomo nel tempo. Per centrare questo obiettivo la proroga di uno o due anni alla Bce va chiesta ora e il governo deve essere consapevole che ogni giorno che passa senza trovare una soluzione non risolve il problema”.
“Se l’attuale gestione del Monte dei Paschi ha decisamente contribuito al risanamento della banca, il suo amministratore delegato, insieme al Mef, dovrebbe esporsi un po’ di più verso la stessa Unione europea, indicando chiaramente, con la preventiva condivisione della Bce, dove vogliono portare effettivamente il Monte: se mantenerla una grossa banca macroregionale come è ora e con quali risorse economiche farlo oppure se partecipare alla nascita di un terzo grande gruppo”, ha proseguito Sileoni, per il quale “l’attuale stallo politico è dovuto principalmente al fatto che il governo non ha ancora preso una sua decisione (ricordiamo che lo Stato ha il 39% delle azioni di Mps) e questo non produce nulla di positivo per tre motivi fondamentali. Uno: c’è poca chiarezza sul presente. Due: c’è incertezza sul medio termine. Tre: non si stanno creando le condizioni per una soluzione definitiva. C’è poi – ha concluso – un altro aspetto da considerare: nel caso in cui gli equilibri interni al Monte rimanessero come oggi, bisognerà poi capire che reazione avranno i mercati finanziari, di fronte a un gruppo bancario che ha come primo azionista lo Stato”.