Mps fa retromarcia sulla chiusura delle cinquanta filiali che era prevista per oggi e che invece slitta almeno a metà gennaio.
A comunicarlo sono i sindacati dei dipendenti della Banca e la decisione di Rocca Salimbeni è scaturita nella tarda serata d’ieri. E sulla scelta le organizzazioni accusano l’Istituto di vivere una situazione di ” totale disorganizzazione e incomunicabilità tra le funzioni aziendali”.
I sindacati continuano evidenziando l'”ennesimo cortocircuito” di Monte dei Paschi e sostengono che non sia “tollerabile che l’azienda scarichi sui lavoratori le responsabilità e gli oneri derivanti da disfunzioni e scelte organizzative sbagliate”. Mps, si legge nel comunicato, deve fornire “quanto prima a tutti i colleghi coinvolti istruzioni operative certe che non li espongano ulteriormente a rischi operativi di cui non possono essere ritenuti certo responsabili”.
Le sigle si dicono poi preoccupate ” per la parte tecnica ed infrastrutturale” della Banca che, spiegano, “deve rendere possibile l’integrazione informatica”. Infine una puntualizzazione sul maxi-esodo dei 4200 dipendenti che è tema “dirompente” a cui serve ” trovare una soluzione congrua e non più procrastinabile per consentire una ripresa di operatività fluida e funzionale evitando di lavorare in un continuo stato emergenziale”.