“La sfida sarà quella di far ‘camminare’ questa famiglia sulle proprie gambe”. L’Arcivescovo di Siena Augusto Paolo Lojudice usa proprio queste parole, definite da lui stesso ‘paradossali’, per tratteggiare quello che sarà il compito della Diocesi nella gestione dell’accoglienza di Munzir, Mustafà e della loro famiglia. Lojudice ovviamente non parla delle menomazioni subite dal padre e dal suo bambino – che poco fa sono arrivati in Italia- durante la guerra in Siria, ma parla dell’impegno che la sua Chiesa dovrà prendersi per favorire un processo di integrazione dei 5 siriani, “fare insomma in modo che loro si guadagnino la ‘realtà’ della vita’”, spiega ancora Lojudice che aggiunge: “Non basta fare collette di generosità: adesso dobbiamo dare alla famiglia la possibilità di proseguire sulla loro strada”. Il cammino di Mustafà al-Nazzal, suo padre Munzir, la mamma Zenyep e le sorelline sarà però sempre accompagnato dalla nostra Arcidiocesi: “abbiamo dato la nostra disponibilità ad accogliere questa famiglia. Abbiamo trovato un alloggio ed abbiamo pensato ad un percorso di vita, umano e sociale da fare insieme al mondo del volontariato”, continua l’Arcivescovo. “Sarò con loro costantemente così come lo sono stato con tutte le persone che abbiamo accolto Cercherò di conversare con Munzir, Mustafa egli altri familiari e li ascolterò anche se abbiamo lingue diverse. Con l’aiuto di mediatori linguistici o di app cercherò di di conoscerli, avvicinarli e cercare di capire cosa sentono nel loro cuore”. Intanto la notizia dell’arrivo dei protagonisti dello scatto ‘Hardship of Life’ sta venendo ripresa dai più importanti giornali internazionali. Ne dà notizia, per esempio, il New York Times.