Il 15 febbraio 1549 muore Giovanni Antonio Bazzi, detto il Sodoma, uno dei pittori più originali del Cinquecento: nacque a Vercelli nel 1477 e lì frequentò la bottega del pittore Giovanni Martino Spanzotti, poi si trasferì a Milano dove conobbe i Leonardeschi e infine, intorno al 1501, arrivò a Siena che diventerà la sua città d’adozione. Qui, al confine tra Toscana e Umbria, conoscerà la pittura di Luca Signorelli, del Perugino e del Pinturicchio, e tutte queste suggestioni, unite alle sue reminiscenze lombarde e piemontesi e a una riflessione su Leonardo da Vinci, contribuiranno a formare il suo stile molto particolare e sorprendente.
Punta di diamante dell’arte che arriva al manierismo, il Sodoma ci ha lasciato importanti affreschi al Monastero di Sant’Anna in Camprena a Pienza e a Monte Oliveto Maggiore. Lavora a Roma dove conosce la pittura di Raffaello. In piena maturità ha saputo lasciarci i grandiosi affreschi della Farnesina e, tornato a Siena, quelli per l’Oratorio di San Bernardino e per la Basilica di San Domenico come “L’ Estasi di Santa Caterina da Siena”.
Non sappiamo da dove gli derivi il soprannome: secondo Vasari, dalla sua omosessualità dichiarata ed esibita (anche se nel 1510 a Siena sposa Beatrice Galli), secondo lo storico dell’arte Enzo Carli da una storpiatura di un suo intercalare piemontese: ‘su’nduma!’ = orsù, andiamo! Questo poteva essere, poi, anche lo pseudonimo scherzoso che l’artista aveva adottato, o che gli era stato dato, secondo l’uso del tempo, in qualche congrega o accademia. Certo è che il Sodoma fu un pittore di carattere eccentrico, bizzarro e stravagante e questo gli valse un secondo soprannome: il Mattaccio.