Il 30 maggio 1731 muore Violante Beatrice di Baviera, governatrice di Siena dal 1717. Da molto tempo era gravemente ammalata tanto che le sue ultime firme sotto gli atti di governo appaiono come poco più che scarabocchi, vergati da una mano tremante. Stava così male che, da tanto anche i suoi soggiorni a Siena erano del tutto cessati. Aveva 58 anni e, per l’epoca, poteva considerarsi una persona anziana, anche se non vecchia. Inutilmente, negli ultimi giorni di vita, aveva chiesto di ricevere la visita di Gian Gastone dei Medici, il granduca suo cognato, nei confronti del quale provava un sincero affetto fin dal momento del suo primo arrivo in Toscana e il quale, invece, non la accontentò. Anzi, quando il corteo funebre con il catafalco della principessa si fermò sotto le finestre del suo palazzo, la tradizione racconta che il lunatico sovrano abbia dato in escandescenze urlando di levargli dalla vista la bara di quella donna nei confronti della quale proruppe in una serie di insulti che sarebbero stati eccessivi per la più indegna delle prostitute. Ma Gian Gastone era fatto così. Donna di grande religiosità la prima volta che arriva a Siena da governatrice, è il 12 aprile 1717, giunta fuori porta Camollia chiede che le siano indicati l’oratorio di San Bernardino e l’antistante immagine della Madonna dipinta sull’Antiporto, fa fermare la carrozza, scende e si raccoglie in preghiera davanti alla Vergine, pronunciando una invocazione che è, al tempo stesso, un programma di adesione spirituale e di appartenenza alla sua nuova città: “Saremo ora anco Noi sotto il Patrocinio della Vergine come sono tutti i Senesi”.
Religiosissima, nell’archivio della Collegiata di Santa Maria in Provenzano si trova una lettera inedita a sua firma nella quale si vota alla protezione dell’icona miracolosa. Scrive Beatrice Violante di Baviera: “sarà sempre un’ottimo auspicio per ben condurmi nel governo di ci codesta città, e Stato, il godere del Patrocinio di codesta Prodigiosa Vergine di Provenzano (…) che avrò in piena venerazione codesto santuario con premura di mantenerne il culto più divoto”.
Alla sua morte, per sua disposizione, il corpo viene sepolto nella cripta della chiesa di Santa Teresa, nel convento delle Carmelitane Scalze: quello che era stato il suo rifugio di pace dell’anima e dove aveva trovato, nella preghiera, il conforto a una vita che, per lei, era stata tutta in salita. Ma, sempre per sua volontà, dal corpo fu estratto il cuore, che Violante volle fosse messo entro un’urna da seppellire nella tomba del marito Ferdinando. Gesto commovente anche perché testimonianza di un amore sbilenco. Lei, di suo marito, era stata innamorata fin dal primo momento in cui l’aveva visto. A lui, di Violante, non era mai importato nulla, tanto che l’aveva sistematicamente ignorata e trascurata. In epoca napoleonica il governo francese collocò nel sacrario mediceo di San Lorenzo anche il resto del corpo di Violante, ma dopo la Restaurazione, nel 1858, il corpo stesso ritornò dove essa aveva voluto che riposasse. Una donna che ha amato e capito Siena, una donna che non è mai stata amata dagli uomini ai quali aveva donato il suo cuore.
Maura Martellucci
Roberto Cresti
Roberto Cresti