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Natale, il messaggio di Lojudice: “Il Giubileo continua nei nostri cuori, guardiamo in faccia la sofferenza umana”

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“L’ho detto all’inizio del Giubileo: il primo pellegrinaggio giubilare è quello che ognuno di noi spero abbia fatto e continui a fare dentro di sé, guardandosi dentro e scoprendo quello che portiamo dentro”.

È sulla conclusione dell’Anno Santo che il cardinale Augusto Paolo Lojudice affida la parte centrale del suo messaggio per il Natale 2025 e di inizio 2026, un augurio che non chiude un tempo speciale, ma ne rilancia il significato nella vita quotidiana.

Per l’arcivescovo l’Anno Santo non può essere ridotto a una sequenza di eventi o celebrazioni. La chiusura delle Porte Sante, spiega, non segna una fine, ma chiede che ciò che è stato vissuto continui a produrre frutti.

Nel suo messaggio, Lojudice allarga subito lo sguardo al contesto internazionale, segnato da conflitti e sofferenze che interrogano la coscienza di tutti. Richiamando san Giovanni Paolo II, ricorda che “la pace è frutto della giustizia e del perdono” e invita a non dimenticare i popoli martoriati dalla guerra. Il pensiero va in particolare alla Terra Santa, all’Ucraina, al Congo e a tutte le aree del mondo dove violenza, fame e ingiustizia continuano a colpire innocenti. Per queste realtà, sottolinea, il Giubileo non può essere stato “un evento lontano”, ma deve restare un segno concreto di vicinanza e speranza.

Di fronte a scenari così drammatici, il cardinale riconosce il rischio di sentirsi impotenti. Ma invita a non cedere alla rassegnazione: ognuno è chiamato a fare la propria parte, costruendo “piccole tessere” di un mosaico più grande. Non servono gesti straordinari o “faraonici”, ma scelte quotidiane di attenzione, giustizia e misericordia, capaci di contrastare la cultura dell’indifferenza.

Un passaggio centrale del discorso riguarda il perdono, richiamato anche attraverso il segno di pace nella celebrazione eucaristica. Non un gesto formale, ma un impegno reale: laddove il perdono viene meno, avverte Lojudice, nascono divisioni, conflitti e guerre. Per questo il Natale diventa il tempo favorevole per ricucire relazioni, sanare ferite, riaprire dialoghi interrotti.

L’eredità più profonda del Giubileo, ribadisce il cardinale, è allora uno sguardo nuovo sull’umanità fragile. “L’eredità che ci deve lasciare il Giubileo è quella di sapere guardare negli occhi chi è fragile, chi è solo, in carcere, chi è ai margini. Non voltiamoci dall’altra parte!”. Un richiamo che riguarda le comunità cristiane, ma anche l’intera società, chiamata a non lasciare indietro nessuno.

Il Natale diventa così un appello rivolto a tutti: “Questo è il mio augurio per tutti voi, uomini, donne, giovani, adulti, anziani, bambini: saper guardare in faccia la sofferenza umana affrontandola a cuore aperto, senza paura”. Una possibilità resa concreta dalla fede: «Perché non siamo soli. Gesù resta nei nostri cuori sempre, basta lasciare aperta la porta”.

Le celebrazioni

Questo, invece, l’elenco delle celebrazioni presiedute da Paolo Lojudice in occasione delle festività natalizie e per la chiusura dell’Anno Giubilare. Il 24 dicembre alle ore 18,30 il cardinale sarà presente all’evento delle “Fiaccole di Natale” ad Abbadia San Salvatore, poi alle 24 celebrerà la messa nel Duomo di Siena. Quindi il 25 dicembre alle 11.15 celebrerà la messa nella concattedrale di Chiusi. Il 26 dicembre alle 9.30 messa nella chiesa di S. Maria Assunta in Palazzone a San Casciano dei Bagni e alle 11,30 messa nella chiesa di S. Michele a Cetona. Il 27 dicembre alle 17 la celebrazione eucaristica per la chiusura dall’Anno Giubilare nella cattedrale di Siena. Il 28 dicembre alle 16 solenne la celebrazione eucaristica per la chiusura dall’Anno Giubilare nella concattedrale di Chiusi. Il 31 dicembre alle 18 “Te Deum” nella Chiesa del Gesù a Montepulciano. L’1 gennaio alle 11 la messa nel Duomo di Siena e alle 17  messa al Santuario Santa Maria del Soccorso a Montalcino. Il 6 gennaio alle 11 messa nel Duomo di Siena e alle 18 messa nella Parrocchia di S. Maria della Pace a Chiusi Scalo.