La prima volta che ho visto Natalino Balasso in televisione era intorno al 2000, a Zelig, quando in una gag di pochi minuti, impersonava un attore di film a luci rosse (…non a luci rosse, PORNO! correggerebbe lui) che si doveva “piegare” alle esigenze della produzione. Me lo ricordo qualche anno dopo nei panni del professore, a Zelig e Mai dire gol, che parlava dei somari dei sumeri non semiti… poi ne ho perso un po’ le tracce. Quando ho saputo che sarebbe venuto a Siena con uno dei lavori più celebri di Goldoni, Arlecchino servitore di due padroni, ho deciso di invitarlo a incontrare i detenuti nella piccola casa circondariale di Santo Spirito. L’artista del Polesine ha subito accettato entusiasta la nostra richiesta e questa mattina, prima di continuare a Firenze la sua tournée teatrale, ha deciso di sacrificare un po’ del suo riposo tra uno spettacolo e l’altro per incontrare gli ospiti della nostra struttura.
Nonostante le temperature rigide del teatro del carcere, i detenuti hanno risposto con piacere e partecipazione all’evento e a scaldare l’ambiente ci ha pensato subito Natalino che ha parlato della sua esperienza teatrale, sia come attore comico che come attore drammatico (meravigliosa l’interpretazione nella pièce goldoniana in questi giorni ai Rinnovati), dell’importanza e della difficoltà del far ridere e del ruolo centrale della parola nella comunicazione. La sala è rimasta divertita quando ha spiegato il doppiaggio dozzinale dei film destinati al pubblico russo, dove una voce maschile, piatta, monotona e senza enfasi, descrive, nel vero senso della parola, i dialoghi dei vari personaggi maschili e femminili, del tipo:
lei gli ha chiesto come sta, lui ha risposto “bene grazie e tu”, lei ha detto “non c’è male”… etc…
chiosando “che già non è piacevole su un film normale… immaginatelo sul film che stavo vedendo, che era un porno!”
Piano piano alcuni detenuti hanno trovato il coraggio di fare qualche domanda e chiedere all’artista alcune cose sulla sua vita artistica e professionale. Dai suoi esordi a Zelig (lui è uno dei fondatori) fino al film Lazzaro felice di Alice Rohrwacher, dalle sue amicizie e collaborazioni nel mondo dello spettacolo fino ai registi con i quali ha lavorato o con i quali gli piacerebbe lavorare. in futuro E’ stato un racconto appassionato, mai banale, dove l’attore, in una sorta di outing artistico, ha dichiarato il suo incondizionato amore (e dedizione) per il teatro, dove il rapporto diretto e coesistenziale con il pubblico (nel cinema vediamo spesso film di attori passati a miglior vita, così come i quadri nella pittura) lo rende un genere intimo e particolare: ogni rappresentazione è unica e irripetibile, se cadi – perché succede spesso- devi essere bravo a rialzarti e continuare (e questo forse era un messaggio importante rivolto tacitamente alla platea odierna). “Nel corso di un’intera vita, a teatro, puoi interpretare diversi ruoli in base all’età anagrafica, senza la necessità di apparire sempre giovane, con tinte e lifting, a differenza di quanto spesso avviene nell’ambiente televisivo”. Ecco perché al cinema e alla televisione si dedica solo nelle pause estive, tra una tournée teatrale e l’altra.
Ma Natalino Balasso è un artista che sa cogliere le assurde contraddizioni dei nostri tempi e con una satira sottile ci porta a riflettere sulla società, sul teatro (che non deve essere imposto agli studenti dei vari istituti scolastici come fosse una punizione!) e sulla scuola stessa dove, per un malinteso senso della democrazia, oggi, sono i professori che devono stare attenti ai voti degli studenti e delle famiglie… e con lui (Balasso e la scuola) bisogna arrivare all’amara conclusione che “questa non è più scuola… è Trip Advisor!”. Purtroppo queste cose non le può dire in TV ma soltanto in un piccolo carcere, davanti a una trentina di detenuti e qualche docente, dove ha parlato dei paletti imposti dalle varie reti per cui ha lavorato (pubbliche e private), sottolineando il fatto che, da piccole o grandi forme di censura, nemmeno il teatro è del tutto immune.
I detenuti hanno chiesto con quali attori famosi ha mantenuto, nel tempo, un rapporto che andasse oltre quello lavorativo, di amicizia per intenderci. Natalino, che pur ha lavorato con artisti del calibro di Silvio Orlando, Paolo Villaggio, etc…, ha spiegato di come spesso la celebrità, la fama (in Italia come altrove) sia sovrastimata a discapito del talento e della bravura e ha tessuto le lodi della bravissima ma non altrettanto conosciuta Elisabetta Mazzullo (e di altri che la memoria non mi aiuta a ricordare), in questa tournée nel palco insieme a lui nei panni di Beatrice Rasponi.
Sebbene Natalino Balasso non sia rimasto “confinato” in alcune sue vecchie maschere comiche, ha voluto, nel finale dell’incontro far sorridere i detenuti con una classica barzelletta, raccontata però alla sua maniera.
E così anche questo incontro è volto velocemente al termine e ha fatto scoprire, ai detenuti (e non) presenti, una persona complessa, intelligente e di una simpatia contagiosa che magari attraverso lo schermo di un televisore avrebbero relegato solo nel ruolo (pur divertente) del professore o dell’attore di nicchia. Natalino Balasso è molto, molto di più. E oggi, concedendosi con tutto il suo entusiasmo e la sua partecipazione a un pubblico particolare, lo ha dimostrato sul campo!
Grazie di cuore.
Claudio Marini
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