Siena

Nature pubblica lo studio sul “blazar” dell’osservatorio astronomico di Montarrenti

Grazie alle osservazioni effettuate anche dal telescopio dell’Osservatorio Astronomico provinciale di Montarrenti, gestito dall’Unione astrofili senesi, è stato pubblicato un articolo sulla rivista Nature di uno studio approfondito del blazar Bl Lacertae, un nucleo galattico attivo distante quasi un miliardo di anni luce dalla terra. I ricercatori dell’osservatorio senese Simone Leonini, Massimo Conti, Paolo Rosi e Luz Marina Tinjaca Ramirez, hanno raccolto dati con altri 11 telescopi italiani, collaborando con il dipartimento di Scienze fisiche, della Terra e dell’Ambiente dell’Università di Siena e con la rete internazionale Webt (Whole Earth Blazar Telescope), coordinata da Claudia Raiteri e Massimo Villata dell’Istituto Nazionale di Astrofisica.

Il blazar BL Lacertae è un nucleo galattico attivo in cui getti di altissima energia sono sparati in direzione della Terra. Il buco nero nascosto al centro della galassia, con una massa di circa170milioni di volte quella del Sole, interagendo con la materia circostante emette getti relativistici perpendicolari al piano galattico. I getti più potenti riescono a percorrere distanze di miliardi di anni luce e, se orientati verso la terra, possono essere intercettati dai telescopi ottici come quello di Montarrenti, ma anche da altri telescopi terrestri e spaziali come i satelliti Agile (Agenzia Spaziale Italiana) e Fermi (NASA), in grado di rilevare i raggi X o i fotoni Gamma ad altissima energia che compongono il getto. Nell’articolo pubblicato su Nature, una delle più antiche e importanti riviste scientifiche esistenti e in assoluto quella considerata di maggior prestigio nell’ambito della comunità scientifica internazionale, la collaborazione WEBT, con Svetlana Jorstad della Boston University come prima autrice, presenta un modello che spiega il particolare comportamento luminoso di BL Lacertae: instabilità createsi nel getto a 16 anni luce di distanza dal buco nero deviano ritmicamente il potentissimo flusso di radiazione e sarebbero la causa delle forti oscillazioni cicliche della luminosità osservate nel blazar.

L’articolo su Nature https://www.nature.com/articles/s41586-022-05038-9

emanuele giorgi

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