Continua a cambiare il volto del centro storico di Siena. Con il fenomeno, ormai in essere da tempo, dell’arrivo sulle lastre di vari franchising a discapito di attività del territorio. Non succede sempre, ma spesso è così. È accaduto più volte nel corso degli ultimi anni e sta avvenendo ancora. Con il commercio tradizionale e l’artigianato locale che soffrono la fortissima concorrenza delle grandi catene.
Per il corso cittadino sarà un franchising di cartoleria, a quanto pare di un gruppo cinese, a prendere il posto del negozio di abbigliamento Liberty. Mentre un nuovo negozio di abbigliamento, e stando ai rumours si tratterebbe anche in questo caso di un’attività guidata da un gruppo cinese che gestisce già vari negozi di abbigliamento in Toscana, dovrebbe aprire i battenti in uno dei fondi Feltrinelli in Banchi di sopra. Un locale, quello, che era rimasto chiuso, vuoto ed inutilizzato per diversi mesi prima di arrivare a trovare un nuovo investitore che ora ha deciso di aprire un’attività.
In controtendenza c’è invece un altro caso che riguarda il centro storico senese. Dove si trovava l’attività Furla vedrà la luce un negozio di oggettistica per la casa che sarà gestito da un senese.
Rimane, di fondo, la questione relativa alla salvaguardia dei centri storici, specie di quelli di città di arte e quindi a forte vocazione turistica. Località di pregio e di prestigio dovrebbero poter mantenere una conformazione storica anche nelle attività presenti nei propri centri storici. Ma ormai ciò è difficile che avvenga, con le attività di imprenditori locali che spesso devono soccombere di fronte all’arrivo di grandi franchising e multinazionali. Un fenomeno, questo, che è ben noto da anni e che tende spesso a uniformare e ad omologare vari centri storici di tante città del Paese.
C’è chi prova ad organizzarsi, per cercare in qualche modo di mantenere una propria identità storica, artistica e culturale nelle vie del centro storico cittadino. E c’è chi vorrebbe dare vita ad una legge nazionale per tutelare la tradizione di determinati luoghi e di certe attività. Il sindaco di Firenze Dario Nardella, ad esempio, spinge in questa direzione. Il caso fiorentino è infatti conosciuto ed è stato ultimamente molto dibattuto.
È stata chiamata “legge salva centri storici” la proposta effettuata proprio dal sindaco Dario Nardella che si pone tre obiettivi, come ha spiegato lo stesso primo cittadino: “Il primo è quello di incentivare il ritorno della residenza in centro, di combattere il turismo squalificato ‘mordi e fuggi’ e regolare gli affitti turistici brevi come succede in altre città europee. Il secondo è quello di tutelare il commercio tradizionale e l’artigianato reinserendo uno strumento di pianificazione che possa combattere il commercio squalificato aiutando chi investe sulla qualità e la tradizione. Il terzo obiettivo è quello di favorire il decoro anche inducendo i proprietari di immobili abbandonati e degradati a intervenire per il loro restauro prevedendo anche delle forme di contribuzione”.
Quando ha parlato di questo piano Nardella ha aggiunto l’intenzione di dare vita ad “una campagna di ascolto e di confronto con le amministrazioni comunali, con le associazioni delle imprese e con i residenti. Dialogheremo con gli altri Comuni e porterò la proposta anche all’Anci. A settembre partirà la raccolta di firme. Dobbiamo raggiungere e superare 50 mila firme e l’obiettivo è sicuramente alla nostra portata”.