Nicolò, Duccio e il senso delle cose è la rubrica settimanale di giornalismo narrativo su Siena proposta da SienaNews. Gestita da due giovani, Nicolò Ricci per la fotografia e Giada Finucci per la scrittura, vuole portare lo sguardo delle nuove generazioni sulla città. Il suo scopo è quello di valorizzare luoghi di Siena attraverso la fotografia e il racconto.
Nascosto fra le mura cittadine si apre un gran polmone verde. Dopo l’arco della vecchia Porta Giustizia l’erba soppianta d’un tratto il mattone, imponendo una tregua alle costruzioni umane.
Il verde che oggi regala un respiro più lungo e profondo a chi viene a farvi una passeggiata, ha assistito un tempo agli ultimi respiri dei condannati a morte. Da questa vallata passavano coloro che avevano commesso un crimine, e secondo le leggi dell’epoca avrebbero dovuto scontarlo con la vita.
Chissà cosa si chiedevano, nelle loro ultime ore. Quali pensieri e volti amati tenevano loro compagnia. Se erano d’accordo con quella giustizia imposta dall’alto o ne sentivano un’altra, interna, più grande. Se si sarebbero mai immaginati che secoli dopo un qualunque sbaglio non sarebbe valso la morte.
Al passaggio del condannato, la distesa d’erba e gli alberi da frutto erano testimoni della legge di Dio che non poteva essere infranta. I tris nipoti degli stessi alberi, testimoniano oggi la legge della natura che durante l’ultimo secolo l’uomo ha cercato di scavalcare, e di cui oggi ne sta pagando il peccato.
Tolstoj ci racconta come negli ultimi attimi di vita si acquisti una consapevolezza nuova. Prima d’abbandonare questo mondo, la luce s’infiltra in noi da qualche foro, svelandoci parti d’esistenza fino ad allora rimaste oscure. Legato sul carro diretto verso la Coroncina, luogo deputato all’esecuzione, il condannato avrà forse riso, a denti stretti e nel terrore di essere scoperto. Vedendo, solo allora e di sbieco, come l’essere umano faccia grandi le misere verità che di epoca in epoca instaura.
Duccio
Testo di Giada Finucci
Foto di Nicolò Ricci