“Non c’è sfruttamento del lavoro nell’agricoltura senese”: ecco la risposta dell’Unione Provinciale Agricoltori di Siena alle accuse di Flai

Lo sfruttamento della manovalanza non è una piaga che affligge le coltivazioni di vino e olio della campagna senese”.

 

Ad affermarlo con forza è l’Unione Provinciale Agricoltori di Siena che difende a spada tratta le aziende agricole contro gli attacchi di Flai.

 

Secondo il sindacato di categoria della Ggil nel senese ci sarebbero casi di sfruttamento del lavoro in agricoltura.

 

L’Unione Agricoltori non ci sta e vuole entrare nel merito dando il suo punto di vista su quanto apparso sulla stampa nazionale e locale, a riguardo delle polemiche sui lavori dati in appalto a ditte conto terzi oppure mediante l’utilizzo di voucher.

 

Con poche parole la Cgil ha legato il vino e l’olio toscano ai pomodori del sud nella denuncia di uno sfruttamento agricolo che si sposta dalle piane meridionali alle viti e gli olivi dei dolci colli senesi e così ha dato un’immagine di Siena abbracciata alle terre controllate dal caporalato.

 

“Non ci aspettavamo – spiegano dalle stanze dell’Unione – una uscita da parte di chi si presenta quale attento interprete dei bisogni del nostro territorio e che ha il solo effetto di gettare nel discredito le nostre aziende. Parlare di sfruttamento, di “illegalità” senza identificare gli attori: “in genere sono stranieri quelli di cui ci si approfitta” non ha alcun senso”.

 

“Riteniamo doveroso – sottolineano – da parte di chi conosce precisi fatti di illegalità di fare la denuncia a chi di competenza, senza sparare nel mucchio, screditando tutte quelle aziende (e sono la quasi totalità nel nostro territorio), che rispettano la legge e le regole. Altrettanto gratuito è definirlo “meno clamoroso rispetto al caso del pomodoro, difficile da scoprire, controllare, quantificare” come se il territorio senese fosse sotto l’ala della mafia. Si definisce “impervio” individuare masse di lavoratori che vengono portati in camion la mattina ai filari delle viti e ripresi la sera senza che neanche loro sappiano dove sono stati”.

 

Lascia senza parole l’iniziativa, sperando che sia un abbaglio, di accordarsi con l’università di Siena, lo spiega il segretario della Camera del lavoro di Siena, Claudio Guggiari, per individuare quella “galassia che appare e sparisce” invece di ricorrere al controllo del competente Ufficio del Lavoro o della Magistratura.

 

In una fase di rinnovo del contratto provinciale preoccupa questa strategia che, al limite della scorrettezza, tenta di forzare il dialogo per portarlo là dove la dialettica ed i dati statistici non riescono ad approdare.

 

“A questo riguardo – riportano all’Unione – occorre ricordare che già nello scorso autunno, alle porte del rinnovo del contratto di lavoro, eravamo stati apostrofati come imprenditori dell’ottocento…e ci domandiamo ancora il perché…forse perché da sempre operiamo con responsabilità ed attaccamento al territorio. Osserviamo sempre due diversi atteggiamenti da parte della Flai: da una parte l’assiduo richiamo ad intavolare e mantenere costanti e produttivi rapporti sindacali, dall’altra atteggiamenti spigolosi, ridondanti di prosopopea e di argomenti del tempo che fu…forse serve chiarezza, consapevolezza, e conoscenza dei fatti e degli accordi. Noi abbiamo sempre posto al centro delle discussione i problemi “veri”, quelli che le aziende ci manifestano, con l’intento e l’umiltà di provare a risolverli, speranzosi, comunque, di non fare sempre e solo un interesse di parte”.

 

“L’imprenditore dell’Ottocento – concludono – crediamo, abbia fatto tanta strada, e non solo per la tecnologia che applica in azienda, ma anche e soprattutto nel rispetto del viver comune e nei confronti dei suoi collaboratori. Forse questo dispiace a qualcuno, ma a noi no”.