Non è un libro in vendita e non nasce per restare sugli scaffali. ‘Deliri di un superstite’ è il tentativo di fermare un tempo che rischiava di dissolversi nel flusso dei social.
“Ho deciso di regalarlo a chi promette di leggerlo, perché in questo periodo c’è più gente che scrive che gente che legge”, spiega Giampiero Cito, pubblicitario e autore del volume presentato nei locali del Circolo Il Rostro della Contrada dell’Aquila. Un gesto, quello di Cito, prima ancora che un’opera letteraria: “Deliri di un superstite”, infatti, non è in vendita, ma viene donato a chi sceglie di prendersi il tempo della lettura.
Il libro, con la prefazione del giornalista Massimo Biliorsi, raccoglie una serie di testi scritti e pubblicati dall’autore sul proprio profilo Facebook durante il periodo della pandemia. Una scelta nata dall’esigenza di “congelare” un momento storico che ha segnato tutti.
Alla base del progetto c’è anche una riflessione sul digitale e sulla fragilità della memoria affidata alle piattaforme online. “Non siamo proprietari di ciò che pubblichiamo – spiega l’autore – non siamo proprietari delle piattaforme. Portando tutto su carta, invece, quei ricordi restano”. Il risultato è una sorta di diario che parte dalle settimane immediatamente precedenti al lockdown e attraversa i mesi più duri dell’emergenza sanitaria.
Il tono scelto è volutamente ironico, a tratti comico. “Sono stato quasi scherzoso per affrontare quello che ci ha colpiti tutti”, racconta Cito. Tra le pagine trovano spazio anche scene di quotidianità diventate simboliche, come le prime corse ai supermercati e le scorte accumulate per paura.
Il volume segna infine una presa di distanza dai social network, in particolare da Facebook. “È un po’ il mio addio – ammette l’autore – oggi i social sono diventati uno sfogatoio di frustrazioni, dove si scrive più per attaccare gli altri che per confrontarsi”. Una critica che si estende al linguaggio e alla perdita del confronto diretto: “I social sono come una piazza, ma una piazza per vigliacchi. In una piazza vera molti non avrebbero il coraggio di dire quello che scrivono online”.
MC