Siena

Non solo Ansano: gli altri patroni di Siena

Oggi, 1 dicembre, Siena festeggia il suo primo Patrono, Ansano. Decapitato a Dofana (nella diocesi di Arezzo nel 304 d. C.) per aver predicato la parola nuova del Cristo, è colui che converte molti senesi al cristianesimo battezzandoli: Ma i romani per niente contenti di questo lo perseguitano prima a Roma e poi nella nostra città, lo imprigionano, lo infilano in un calderone di liquido bollente (ma il fuoco si spegne e a questo giro si salva), insomma ne fanno di ogni per mettere a tacere questo personaggio che attira a sé sempre più proseliti allontanandoli dalle divinità pagane adorate dai romani. Però alla fine le testa gliela tagliano, ma da lì la sua fama si diffonde e Siena lo elegge patrono.

E gli altri tre?

San Savino era vescovo, e a lui i romani (se Ansano morì sotto Diocleziano, con Savino ce l’aveva a morte Massiminiano, funzionario Imperiale di Venustiano) si dice che avessero tagliato le mani. La tradizione vuole che Savino, alzando i monconi grondanti di sangue abbia gridato: “O Venustiano, tu mi hai recato il più grande oltraggio e danno. Se mi amputavi le gambe, se mi strappavi gli occhi o i denti, io avrei potuto ancora celebrare messa e benedire il mio popolo; ma senza dita, senza mani, come potrò ancora toccare l’Ostia consacrata e dispensarla ai fedeli? Io non potrò più alzare le mie mani sui fanciulli, sui peccatori, sui malati per benedirli”. Tuttavia nelle raffigurazioni iconografiche le mani le ha e forse, come gli altri, la scelta del suo culto potrebbe essere legata ad una precisa volontà politico-religiosa di pacificazione di diocesi vicine o di promozione di un culto per Santi che erano particolarmente “necessari” tanto sul piano religioso quanto su quello politico.

Era il 290 d. C. quando a San Vittore, come ad Ansano, viene tagliata la testa. Guerriero delle truppe romane sempre di Massiminiano si converte al Cristianesimo e anche a lui ne fanno passare bigie: provano a stritolarlo con la macina di un mulino, che però si rompe e, allora, viene decapitato. “Hai vinto, Vittore, Hai vinto!” si dice che abbia gridato il nostro patrono prima di morire.

San Crescenzio, figlio di un altro santo, Eutimio, subisce la sorte del padre, martire, fatto uccidere dal proconsole, sempre romano (quanta paura avevano di questo nuovo credo che spazzava via ogni antica certezza religiosa!) Turpilio. La tradizione vuole che sia stato decapitato (rieccoci!) nei pressi di Porta Salaria, a Siena.

Raffigurati inginocchiati attorno alla Madonna nella Maestà di Duccio di Buoninsegna, due dei tre patroni (oltre Ansano) sono rappresentati forma scultorea nelle nicchie della Loggia della Mercanzia: Savino con la mitria, mentre Vittore, con armatura e spada, è simbolo della libertà del credere e, per traslato, della città. Sono inoltre raffigurati in vari dipinti, in statue dorate all’interno del Duomo, sopra le colonne sottostanti la cupola, oppure nei pennacchi sotto la cupola della Collegiata di Provenzano.

Insomma oggi nel celebrarne uno, il primo che ha dato la vita per il Cristianesimo, li ricordiamo tutti. E poi quattro patroni a Siena hanno fatto comodo. E, un pochino ci serve anche adesso che “buttino” un occhio quaggiù).

Poi arrivò la Madonna, in tutte le sue declinazioni che a Siena ha, e li mise tutti al “buio”: il Palio si corre per lei, mica per loro!

Buon 1 dicembre, Siena.

Maura Martellucci

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