Il 6 agosto 1843 si verifica un grave fatto di cronaca: scoppia, infatti, una clamorosa rissa che vede protagonisti contradaioli della Lupa e abitanti del Bruco. Per cause che mescolano attriti personali e rivalità di contrada (la Lupa era vicina all’Oca, rivale del Bruco) un gruppo di lupaioli, senza un apparente motivo scatenante, invade le strade del Bruco cominciando a tirar sassi alla gente in strada e a quanti, richiamati dal trambusto, si affacciano alle finestre. Non contenta, quella che il rapporto di polizia definisce sprezzantemente una “ciurma di giovinastri”, prende di mira un brucaiolo che sta uscendo da teatro, tal Angiolo Papetti, lanciandogli sassi e minacciandolo di morte. I malintenzionati lo inseguono urlando “vogliamo ammazzare il Papetti” e solo l’intervento di due guardie salva il malcapitato che cerca scampo correndo in Piazza del Campo dove si trova una stazione della forza pubblica. Vista la presenza delle guardie, gli inseguitori si danno alla fuga, ma uno dei due solerti funzionari di polizia, il capo-posto Casini (il nome di battesimo lo ignoriamo: abbiamo solo l’iniziale, G.), riesce ad identificare (anche con l’aiuto di testimoni) più di uno di loro: sono così incriminati, in un primo momento, Pietro Bicci, Girolamo Loretti, Ulisse Casini e Domenico Ferranti, tutti abitanti in Vallerozzi.
Ma l’inchiesta si allarga e, ancora una volta grazie ad un buon numero di brucaioli testimoni oculari dei fatti, finiscono davanti al giudice, oltre ai lupaioli già detti, anche Pietro Montelatici, Pietro Casini, Federigo Gonzi, Carlo, Pietro e Giovan Battista Pocaterra, Giuseppe Ciabattini, e Domenico Morandi.
Maura Martellucci
Roberto Cresti