“Ora basta! Il governo si assuma le sue responsabilità, sennò vadano a casa. Oltretutto parliamo di un Presidente del consiglio che non è nemmeno eletto”, così anche il sindaco di Siena Luigi De Mossi si unisce alla protesta dei primi cittadini di tutta Italia nei confronti dell’esecutivo giallorosso. “Un Dpcm di questo spessore doveva essere comunicato in anticipo, le persone si devono organizzare. “Sarebbe stato opportuno dargli una lettura per fare adeguare le persone alle nuove direttive”.
Per De Mossi poi quando “siamo invasivi nell’ambito della libertà personale bisogna essere chiari. Questa Dpcm non è chiaro e nemmeno trasparente e non si capisce chi ha l’autorità per fare le restrizioni. Non sappiamo se siamo noi, l’autorità sanitaria o le forze dell’ordine – accusa-. Si aggiunge confusione a confusione. Il governo doveva darci indicazioni precise”.
Su eventuali misure restrittive “prima di restringere la libertà individuale cercheremo di capire quali sono le condizioni sanitarie della città e dell’ospedale”, fa sapere.
Dura critica al governo anche da parte di Confcommercio Siena e del suo direttore Daniele Pracchia, ““Non sono un medico, un virologo, un infettivologo o comunque un esperto in materia sanitaria. Ma una cosa in questi mesi l’ho vista, non avendo mai smesso di recarmi in ufficio dall’ 11 marzo ad oggi: bar e ristoranti non sono mai stati individuati come focolai accertati dell’epidemia”, dice aggiungendo che “non lo sono stati dall’11 marzo al 18 maggio, ovviamente, perché avevano il divieto di apertura. Non lo sono stati durante la pur breve stagione estiva, forse grazie anche all’uso di suolo pubblico che ha permesso di mantenere adeguati distanziamenti. Non lo sono neanche adesso, che la stagione precocemente fredda rispetto agli ultimi anni (ahi, l’anno bisestile…) impedisce di utilizzare gli spazi esterni”.
“Di contro, quali sono i contesti nei quali si propaga più diffusamente il virus? – si domanda Pracchia – Il sistema dei trasporti pubblici, stretto tra la logica dei costi a km e la necessità di garantire il distanziamento che, in certe ore e su certe tratte, è facile da osservare quanto il famoso cammello che passa per la cruna dell’ago. Magari si poteva pensare prima alle migliaia di bus di aziende private, orbate dal Turismo, fermi da mesi e con personale in cassa integrazione