Olio, nel 2023 cala la produzione toscana. La Pietra: “Il Governo lavora su un nuovo piano strategico nazionale”

Di “gioiello smeraldino” la Toscana ne ha sempre di meno: secondo le previsioni dell’Istituto nazionale di servizi per il mercato agricolo la produzione di olio qui da noi, nel 2023, si attesta a poco più di 10mila tonnellate, in decrescita rispetto alle 17mila del 2022 e alle 14mila di media tra il 2019 e il 2022.

L’Italia vedrà migliorare i suoi numeri anno su anno, ma ‘solo’ grazie al boom della Puglia. Il paradosso poi è che con la Spagna componiamo l’80% dell’export mondiale, ma quest’ultima voce, su base nazionale, è comunque inferiore al dato sull’importazione.

Le cause le spiega il presidente di Ismea Livio Proietti. “Le imprese hanno superfici troppo ridotte e difficoltà ad innovarsi. Inoltre c’è scarso ricambio generazionale ed un abbandono della aree interne”, le sue parole.

Numeri e dati questi che vanno ad arricchire la prima giornata degli stati generali dell’olio, che si stanno tenendo al Santa Maria della Scala. Oggi ci si è dedicati alla filiera del Paese mentre domani partiranno i lavori del Consiglio oleicolo internazionale, che raduna i più importanti stati produttori.

“Lavoriamo su un olio extravergine sostenibile. Miglioriamo la nostra qualità ed evidenziamolo nell’etichetta”, è stata la richiesta lanciata ai presenti dal sottosegretario del ministero all’Agricoltura Giacomo La Pietra.

Il sottosegretario ha invitato i protagonisti del settore “a riflettere sull’opportunità di un’interprofessionale unica nazionale” ed ha ricordato la necessità “di un nuovo piano strategico nazionale” perché, ha spiegato, “l’ultimo è del 2016. Ed in questi anni abbiamo assistito a cambiamenti geopolitici, climatici ed economici”.

L’Italia attendeva da trent’anni la riunione del Consiglio oleicolo internazionale. Per Siena dunque un grande riconoscimento. “Siamo intrinsecamente legati all’ulivo – ha detto il sindaco Nicoletta Fabio – . Questo è un elemento che si lega all’estetica del nostro territorio”.

Solo il 5% della produzione olivicola nazionale può dirsi veramente italiana, in quanto proviene da un areale di produzione DOP IGP. Questa è l’unica certezza che oggi abbiamo nel mondo dell’olio extravergine d’oliva, sempre più oppresso da contraffazioni e imitazioni, oltre che schiacciato da quella che si può definire una vera e propria “ibericizzazione” del prodotto.

“Certo fare il super intensivo come in Spagna crea molto più valore all’imprenditore industriale, ma come Sistema Italia così perdiamo tutto il resto, che vale molto di più del fatturato di una singola grande azienda: questo è ciò che rappresenta il modello dei Consorzi di tutela e delle imprese associate”, ha detto il direttore di Qualivita Mauro Rosati.