Oltre cento anni di Nannoni, quando l’arte funeraria diventa storia. Nocchi: “Un lavoro particolare, ma l’approccio deve essere semplice”
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“Non escludo il ritorno”: è una delle frasi più celebri del maestro Franco Califano, tanto da rimanere scolpita nella pietra dopo la sua morte. Questa cosa, che spesso può essere sottovalutata o trattata con le pinze, è la particolare arte funeraria, capace di unire umanità, professionalità, ma delle volte anche un po’ di sana ironia. Principi, che a Siena da oltre cento anni sono stati adottati dalla ditta Nannoni, che ieri sera al Santa Maria della Scala, ha ricevuto il premio “Fedeltà al lavoro” della Camera di Commercio. Una storia antichissima, dalle radici profonde e portata avanti da quattro generazioni differenti e, considerando come va la vita, destinata ad andare avanti ancora per molto.
“La nostra storia è nata nel 1922 – commenta Marcello Nocchi, presidente della ditta -, con la falegnameria che fu aperta dal bisnonno Arturo Nannoni. Quest’ultimo, era un dipendente delle ferrovie dello Stato, ma essendo poco allineato con il regime fascista fu licenziato e dà qui l’idea di aprire la falegnameria. Dopo due anni però, la moglie Elisa decise di fondare l’impresa funebre, che tuttora va avanti con me e mio fratello Claudio, che rappresentiamo la quarta generazione. Adesso, ci sono dei nipoti da allevare e vedremo se saranno portati verso questo lavoro”.
Al di là delle facili ironie però, mandare avanti un’azienda per oltre cento anni non è una cosa banale. In più, in settore così particolare resta fondamentale il giusto approccio con questo lavoro.
“Il nostro, è un lavoro molto particolare e vuol vedere in faccia le persone – spiega Nocchi -. Non è sempre semplice approcciarsi a questo settore, anche per noi fu abbastanza facile, perché fin da bambini siamo cresciuti con la nostra famiglia che portava avanti questa realtà”.
La premiazione alla ditta Nannoni è avvenuta ieri sera ed erano presenti tutti i membri, che oggi contribuiscono a mandare avanti l’azienda.