Una sentenza amara per la famiglia Sanna: oggi, al tribunale di Siena, davanti al giudice dell’udienza preliminare Chiara Minerva, si è infatti concluso il processo penale a carico dell’automobilista che, viaggiando contromano sulla Siena – Firenze con un tasso alcolemico nel sangue pari a 3,4 g/l, aveva provocato il 18 settembre scorso la morte del povero Stefano Sanna.
Il processo si è concluso con una richiesta di patteggiamento avanzata dal difensore dell’imputato, avvocato Donato Cialdella, che aveva chiesto, in accordo con il pubblico ministero Siro de Flammineis, una pena di tre anni e sei mesi di reclusione. I legali della famiglia, Sandro Sicilia, Nicola Mini e Fedele Paternostro, avevano posto degli interrogativi riguardo al conteggio che aveva portato alla pena così determinata con una memoria depositata nei giorni scorsi, ben consapevoli del fatto che la parte offesa non ha potere di veto e di parola riguardo al patteggiamento. Pertanto la pena inflitta è stata comminata in tre anni e sei mesi in regime di arresti domiciliari, in cui l’imputato si trova già dal 18 settembre. La difesa aveva richiesto di poter scontare la pena in Germania, dal momento che l’imputato risiede in quel paese da tantissimi anni. Il giudice non ha accolto questa richiesta ordinando che la pena venga interamente espiata agli arresti domiciliari in Italia.
Il risarcimento alla famiglia dell’imprenditore sarà definito in seguito da una causa civile. “ Non siamo contenti naturalmente di come sia finito questo processo – sottolinea Sandro Sicilia, legale della famiglia – anche se il giudice – ha applicato la legge. Per questo – mi rivolgo ai politici- è inutile che ci vengano a vendere l’omicidio stradale come un reato gravissimo quando in effetti nei fatti non è considerato tale”.
Katiuscia Vaselli