Avevano creato un vero e proprio hub dedito al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e si facevano pagare dai migranti con un tariffario preciso, che variava da 50 a 4mila euro, e che si differenziava in funzione del servizio offerto, che poteva andare, tra l’altro, dalla dichiarazione d’ospitalità all’assistenza nel rilascio e del rinnovo dei permessi di soggiorno.
La loro attività illecita però è stata bloccata dalla Guardia di Finanza di Siena che ha smantellato il gruppo criminale internazionale nell’ambito dell’operazione ‘Ghost Job’ .
Tre sono stati gli arresti eseguiti dalla Fiamme Gialle(e cioè il promotore del sodalizio e i suoi collaboratori più stretti che si trovano ai domicliari, ndr.), otto i denunciati, quattordici le perquisizioni eseguite. Inoltre è stata sequestrata la società, operante nel settore dell’assistenza alla persona, che veniva utilizzata per compiere il tutto.
L’attività di polizia giudiziaria è stata coordinata dal procuratore Nicola Marini e dal sostituto procuratore Siro De Flammineis. Le indagini traggono origine da una serie di approfondimenti condotti, nella primavera del 2021, dai militari della tenenza di Montepulciano nel territorio della Valdichiana. In particolare era stata controllata una società di Chianciano Terme di cui era stata rivelata la malversazione di finanziamenti ottenuti nell’ambito delle misure del Decreto Liquidità: l’azienda aveva percepito 30 mila euro che era stati usati in parte dall’amministratore per spese personali.
“Qualcosa comunque non tornava. Ecco perché è stato necessario fare verifiche più approfondite”, ha detto Marini stamani in conferenza stampa. Non era infatti sfuggito, durante il controllo, che l’azienda avesse un numero di lavoratori ingente rispetto alla struttura organizzativa.
Non solo: una successiva attività ispettiva aveva dimostrato come, nel maggio del 2021, la società avesse come dipendenti centotre cittadini extracomunitari, ma solo per quattordici di loro veniva emessa una busta paga. Il personale assunto, ma non retribuito, però aveva in corso richieste per il rilascio e per il rinnovo del permesso di soggiorno: questo è stato il fatto che ha destato maggiore sospetto.
Inoltre ulteriori analisi avevano rilevato come questi dipendenti ‘fittizi’ percepivano sia l’indennità di disoccupazione che il reddito di cittadinanza. Tali elementi hanno consentito all’Autorità giudiziaria di aprire, al tribunale di Siena, un procedimento per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina nella sua fattispecie aggravata. Il gruppo inoltre era impegnato anche a collocare illecitamente sul territorio numerose badanti stranieri.
Cinque erano i membri del sodalizio (quattro italiani e una donna georgiana, ndr), due invece erano i collaboratori (un maliano e un nigeriano, ndr). C’era, appunto, il deus ex-machina della struttura che organizzava tutto, una persona con funzioni amministrative, uno con funzioni operative, un procacciatore di badanti di nazionalità georgiana che reperiva le donne per conto dei sodali ed un faccendiere che si occupava dello smistamento delle stesse. I due cittadini africani invece promuovevano i servizi offerti dalla banda tra i loro connazionali. Servizi che tra l’altro erano offerti anche a extracomunitari che vivevano in Francia e Germania o in procinto di partire dal loro Paese natale. Solo una minima parte dei dipendenti inoltre era retribuita.
E tra le 347 badanti assunte solo il 58 di loro era impiegata in attività lavorativa. Anche per loro poi esisteva un tariffario specifico, come quello dei migranti, che veniva sottratto dagli stipendi erogati.
Le operazioni della Guardia di Finanza sono scattate lo scorso 6 marzo. Esisteva infatti il pericolo concreto che il promotore del sodalizio potesse spostarsi in Tunisia, dove andava di frequente e dove aveva sia un conto corrente che l’intenzione di avviarci un’impresa. L’indagato infatti avrebbe preso un volo per il Paese nordafricano poche ore prima dall’esecuzione delle ordinanze.Le indagini si sono svolte anche sul territorio nordafricano, per il tramite del secondo reparto del Corpo attraverso il canale Interpol.
L’intervento si è svolto nelle province di Arezzo, Mantova, L’Aquila e Viterbo e sono stati impegnati oltre cento militari per ventuno target. L’attività inoltre ha permesso di sequestrare documenti destinati al pagamento degli stipendi delle badanti impiegate in nero, cellulari, pc, droga e un bilancino di precisione. Tra i denunciati dalla Questura anche un extracomunitario irregolare e d anche una badante, per possesso e uso di falsa carta d’identità.
“L’attività ha confermato come l’attività dell’immigrazione non lascia indenne nessun territorio ma soprattutto dimostra come questo fenomeno possa diventare strumento di business per soggetti senza scrupoli”, così il comandante principale della Guardia Di Finanza di Siena Giuseppe Antonio Marra
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