Sono terminate alla stazione carabinieri di Rapolano le operazioni di restituzione della refurtiva recuperata nel corso dell’operazione “Oro pulito” della compagnia di Siena.” È stato necessario confrontare i gioielli inventariati con le denunce a suo tempo presentate dalle parti offese- riferiscono i carabinieri-. In alcuni casi era già stato possibile, in virtù delle indagini poste in essere, determinare con esattezza chi dovesse essere il proprietario dei monili in oro e delle pietre preziose. In altri casi si è completata la procedura con il materiale riconoscimento degli oggetti, comunque già sommariamente attribuibili a delle persone”.
I furti sono stati fatti da una banda che è stata sgominata fra novembre 2019 e gennaio 2020. ” Il valore dei preziosi restituiti a dieci persone ammonta a 50 mila euro”, fanno ancora sapere i militari che poi aggiungono “in quel periodo avevano creato forte allarmismo i furti in abitazione consumati nel comune di Rapolano Terme. Molteplici erano state le richieste di aiuto pervenute ai carabinieri della locale Stazione che avevano immediatamente iniziato un’attività info-investigativa finalizzata ad individuare i responsabili di tali atti predatori. La raffica di furti era stata tale da indurre un grave allarme sociale, al quale non si poteva non dare una risposta efficace”.
Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica del Tribunale di Siena, avevano portato all’arresto di due soggetti su ordine di custodia cautelare ai domiciliari, emesso dal Gip del Tribunale di Siena per il reato di ricettazione dei beni asportati in dieci episodi di furto scoperti, tutti consumati ai danni di anziani domiciliati nel comune di Rapolano Terme.”È stato dimostrato che gli arrestati smerciavano immediatamente i gioielli rubati- concludono i carabinieri-, vendendoli a compro oro situati anche fuori provincia, proprio per cercare di eludere eventuali controlli da parte degli organi investigativi dell’Arma”. In questo contesto era stato altresì denunciatoil titolare di un compro oro che falsificava la documentazione amministrativa proprio per occultare la provenienza illecita dei preziosi.
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